Cala il gelo sui rapporti fra Usa e Cina

Prosegue il confronto a distanza fra Stati Uniti e Cina. La Repubblica Popolare si è detta pronta a imporre nuovi dazi sull'import dagli Stati Uniti per un valore di 60 miliardi di dollari se Washington proseguirà con le sue politiche protezionistiche sui beni cinesi.

Scontro fra titani

Queste misure, ha spiegato in un comunicato il ministero del Commercio di Pechino, verranno adottate in particolare se Trump aumenterà le tariffe Usa per 200 miliardi di dollari. C'è poi un altro provvedimento messo a punto dal Pentagono che stanzia 716 miliardi di dollari per contrastare le politiche di Pechino: dal “furto” delle tecnologie alle aziende Usa alle mire espansionistiche, fino alle attività militari nel Mar della Cina Meridionale e alla propaganda messa in campo per influenzare l'opinione pubblica americana soprattutto sui social media.

La legge

Per il varo definitivo del testo, già approvato dalla Camera dei rappresentanti, mancano solo il voto del Senato e la firma del presidente. Si tratta – come sottolineano gli esperti – del provvedimento più duro nei confronti della Cina mai votato dal Congresso Usa. Tanto che la replica di Pechino non si è fatta attendere, tramite il suo ambasciatore negli Usa: “Il varo di questa legge può minare gravemente la fiducia reciproca tra Cina e Stati Uniti”, ha affermato il diplomatico, invitando l'amministrazione Trump “ad accantonare definitivamente la obsoleta mentalità della guerra fredda e del gioco a somma zero”.

Strategia

Ma il presidente americano, consigliato dai “falchi” della Casa Bianca è deciso ad andare avanti. Convinto del fatto che il mondo stia entrando in una nuova era di grande rivalità tra le superpotenze, con gli Usa che devono guardarsi le spalle soprattutto da Cina e Russia. Sul testo della legge – l'annuale National Defense Authorization Act – il concetto è espresso chiaramente: “La sfida centrale per la prosperità e la sicurezza degli Usa – si legge – è il riemergere di una concorrenza strategica di lungo termine”, con la Cina che “usa la modernizzazione in campo militare e politiche economiche predatorie per influenzare i Paesi vicini e costringerli a ridisegnare la regione dell'Indo-Pacifico a vantaggio di Pechino”. Tra le norme previste dalla legge anche il taglio dei fondi per i programmi in lingua cinese nelle università americane e un aumento delle risorse per rafforzare i legami con l'India e Taiwan