Burkina Faso, 10 morti e oltre 600 feriti nelle rivolte

Tutto è nato da una modifica costituzionale: il presidente del Brukina Faso Blaise Compaoré, ad ottobre, aveva proposto una revisione del testo che gli avrebbe permesso di ricandidarsi ed essere rieletto. La misura, nel giro di poco tempo, è sconfinata in una tre giorni di rivolte che, “armate” di oltre 50 mila cittadini tra studenti e appartenenti alla società civile, hanno portato il 31 ottobre scorso ad un golpe militare e alla destituzione dello stesso capo di stato. Il portavoce dell’opposizione Bènèwendè Sankara, parlando con la Stampa, aveva parlato di “colpo di stato”, termine mai utilizzato prima da nessun altro leader politico del Paese.

A quasi un mese di distanza dall’avvenimento e in una situazione che vede la capitale Ougadougou ancora immersa nei disordini, il comitato di esperti nominato dal nuovo premier Burkinabè ha presentato il primo bilancio delle manifestazioni: hanno perso la vita 24 persone e sono rimasti feriti 625 manifestanti. Diciannove persone sono morte per ferite da arma da fuoco e cinque nel carcere della capitale, di cui tre mentre cercavano di evadere.

Dopo la cacciata di Blaise, i leader della transizione del Paese hanno nominato lo scorso 24 novembre il nuovo governo, che guiderà il Burkina Faso verso le elezioni del novembre 2015. Dei ventisei incarichi di governo solo sei sono stati assegnati a militari, tra cui il ministero delle miniere, delle comunicazioni e dell’interno. Il primo ministro Isaac Zida, poi, sarà a capo anche del ministero della difesa.