Bulgaria al voto anticipato, testa a testa tra conservatori e socialisti

La Bulgaria è chiamata alle urne per le elezioni politiche anticipate. Una consultazione, questa, dall’esito incerto nella quale si prevede un testa a testa fra conservatori e socialisti. Il voto vede la partecipazione di 13 partiti, 9 coalizioni e 21 comitati d’iniziativa. Le urne si sono aperte alle ore 7:00 locali (le 6:00 italiane) e chiuderanno alle 20:00 (le 19:00 in Italia). Tuttavia, si teme l’instabilità, in quanto è improbabile che da queste elezioni possa uscire una maggioranza di governo, piuttosto un Parlamento frammentato.

I seggi

Gli oltre 6,8 milioni di elettori – su una popolazione di 7,5 milioni di abitanti – possono votare in quasi 12 mila seggi elettorali. L’affluenza prevista si aggira intorno al 60%-65%. Stando agli ultimi sondaggi, sembra improbabile che dalle urne esca una maggioranza di governo ben definita, poiché né il partito conservatore Gerb dell’ex premier Boyko Borissov, né il Partito socialista bulgaro del suo nuovo leader Kornelia Ninova (le due principali formazioni in lizza) riuscirebbero a raccogliere voti sufficienti per poter poi formare un governo stabile senza l’appoggio di altre forze di coalizione. Le preferenze per tali due formazioni sono quasi allo stesso livello e oscillano intorno al 26%-27% dei voti.

L’avanzata dei nazionalisti

La novità di queste elezioni potrebbe rivelarsi una avanzata dei nazionalisti con la loro coalizione Patrioti uniti, che probabilmente si piazzerà al terzo posto con oltre l’11% dei consensi. In tal caso i nazionalisti diventerebbero l’ago della bilancia per una futura maggioranza di governo sostituendo in ciò il partito della minoranza turca Movimento per diritti e libertà.

La campagna elettorale

Numerose le promesse in campagna elettorale che riguardano l’aumento dei redditi dei bulgari, che bollano la Bulgaria come il Paese più povero nell’Ue. La pensione media è di 100 euro al mese, lo stipendio medio circa 400 euro. Tra i temi dominanti la campagna elettorale emergono patriottismo e nazionalismo, citati da tutti i candidati. All’inizio della settimana, la coalizione dell’Unione patriottica ha bloccato la frontiera con la Turchia in segno di protesta contro i bulgari di origine turca, residenti in Turchia che arrivano per partecipare al voto. I principali concorrenti al voto sono Gerb, partito dell’ex premier Boyko Borissov, e i socialisti guidati da Cornelia Ninova, rinvigoriti dopo la vittoria alle elezioni presidenziali. Secondo i sondaggi, i due soggetti riceveranno risultati quasi pari, collocando i socialisti attorno al 27% e Gerb al 26%. Seguono i “patriottici” con l’11%.

La scissione del partito turco

Il partito della minoranza turca, in genere sempre terzo nelle competizioni elettorali, per la prima volta si presenta indebolito dopo la scissione interna: il vecchio Dps sarebbe quarto con circa il 10% dei consensi, mentre la formazione nuova conta soprattutto sui voti dei bulgari in Turchia, godendo dell’appoggio di Erdogan. Nel Parlamento bulgaro entrerà anche una nuova formazione, capeggiata dall’imprenditore farmaceutico Mareski, accreditato del 9,6% dei voti. Rimane incerto se la destra, nel frattempo divisasi in tre nuove formazioni, riuscirà a superare la soglia del 4% per entrare in parlamento. L’interrogativo principale legato a queste elezioni secondo i politologi però non è legato tanto al vincitore, quanto a chi sarà in grado di formare una coalizione al governo. Stando ai sondaggi si prospetta un parlamento frammentato e la coalizione dovrà includere almeno 4 partiti. Le possibilità sarebbero due: Gerb con i “patriottici” e il Blocco riformista oppure i socialisti con il partito dei turchi. Tali interrogativi rimbalzano in Europa, anche perché la Bulgaria dal 1° gennaio 2018 dovrà assumere la presidenza di turno del Consiglio dei ministri Ue. Nel frattempo nel Paese cresce l’euroscetticismo e aumentano le tendenze ad avvicinarsi alla Russia.