Brexit, il Financial Times: probabile buco da 100 milioni di sterline nel bilancio

Un buco da 100 milioni di sterline” nel bilancio dello Stato. E’ il problema a cui dovrà far fronte la Gran Bretagna a partire dal 2017 in poi a causa degli effetti nei prossimi mesi delle incertezze legate alla Brexit. E’ la previsione fatta dal Financial Times, anticipando – secondo le sue informazioni – quanto il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, titolare del Tesoro nel governo Tory di Theresa May, dovrà “ammettere la prossima settimana” nel tradizionale Autumn Statement, la verifica di metà anno sull’andamento delle finanze pubbliche.

Il quotidiano della City scrive che le stime degli esperti convergono su una revisione al ribasso delle previsioni di aumento del Pil per l’anno prossimo e i successivi: crescita che dovrebbe rimanere “modesta fino al 2020”, sebbene al riparo per ora dai timori di recessione evocati dal fronte filo-Ue durante la campagna referendaria. A pesare in negativo, accanto al potenziale rallentamento della crescita, la parallela riduzione delle entrate fiscali prevista da diverse stime.

Uno scenario quasi apocalittico quello descritto dal Financial Time, al quale si vanno ad aggiungere le dichiarazioni del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble che, in occasione di un’intervista al Financial Times descriva una situazione che non è delle più rosee. Secondo il ministro tedesco, infatti, anche dopo l’uscita dall’Ue la Gran Bretagna dovrà rispettare le regole che limitano gli incentivi per gli investitori stranieri, oltre a dover pagare una serie di conti per oltre un decennio.

“Finché l’uscita del Regno Unito non sarà completa – spiega Schaeuble al Ft – la Gran Bretagna dovrà certamente rispettare i suoi impegni. Probabilmente ci saranno alcuni impegni che rimarranno anche dopo l’uscita…. addirittura in parte fino al 2030. Inoltre non possiamo concedere nessun generoso sconto”. Il ministro ha insistito sul fatto che le regole sugli investimenti si riferiscono anche ad investitori non europei. Tra questi spicca la Nissan Motor, che ha ottenuto garanzie dal governo di Londra accettando di costruire nuovi modelli in Gb. “Queste regole – ha detto Schaeuble – sono in vigore per tutti, che si sia membri dell’Ue o no”.