Brasile sotto pressione per la difesa delle foreste

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Continua la pressione politica internazionale sul problema del disboscamento dell'Amazzonia, mentre gli organismi preposti al monitoraggio della foresta tropicale, in Brasile, nelle ultime ore, hanno corretto al rialzo le cifre del fenomeno, denunciato da più parti. In particolare, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha proposto un dialogo sulla questione tra il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, e il leader indigeno, Raoni Matuktire, amico di molte star mondiali, tra cui il cantante britannico Sting, riferisce l’Ansa. Ma il capo di Stato verdeoro ha respinto categoricamente la proposta: “Raoni non può parlare a nome del Brasile”, ha tagliato corto Bolsonaro. Intanto, l'Istituto nazionale di ricerca spaziale (Inpe) ha rilevato un aumento dell'88% nella deforestazione a giugno di quest'anno rispetto a giugno 2018, rende noto Jornal Nacional. Solo tre giorni fa, il sito della Rede Globo, G1, citando la stessa fonte scriveva che la crescita nel periodo era del 60%. I dati di Inpe, che monitora l'Amazzonia da oltre 30 anni, provengono da immagini satellitari, che rilevano la deforestazione in tempo reale.

Mai tanti alberi abbattuti

La deforestazione dell’Amazzonia (la foresta pluviale più grande al mondo) cresce a ritmi record sotto il governo Bolsonaro, riferisce Tpi.  i dati satellitari forniti dall’Inpe, l’Agenzia di ricerca spaziale brasiliana, registrano 739 chilometri quadrati di foresta pluviale persa durante il mese di maggio 2019 (il dato peggiore negli ultimi 10 anni),  equivalenti a due campi da calcio al minuto,  in netto aumento rispetto ai 550 chilometri quadrati disboscati nello stesso periodo del 2018 e oltre il doppio la superficie persa nel 2017. L’allarme lanciato dall’Inpe è stato immediatamente contestato dal ministro dell’Ambiente Ricardo Salles che ha proposto di sostituire il monitoraggio dell’Agenzia spaziale brasiliana, ritenuto manipolabile, con un servizio satellitare privato ad alta risoluzione capace di fotografare in tempo reale la situazione nella foresta amazzonica, aggiunge Tpi. Effetto Bolsonaro? Forse. Anche se i dati relativi a un solo mese non sono sufficienti a confermare tendenze a lungo termine, possono fornire informazioni sulla situazione attuale, alla vigilia dell’avvio della stagione secca, quando ha luogo il maggior numero di incendi. Altri potrebbero essere i fattori che hanno contribuito all’aumento della deforestazione. I primi mesi del 2019 sono stati nuvolosi e piovosi e ciò può aver reso più difficile il monitoraggio satellitare. Inoltre, il maltempo potrebbe aver spinto i taglialegna e gli agricoltori a ritardato le potature fino a maggio. Ma tutto questo non basta a giustificare una simile perdita, sottolinea Tpi. Da quando l’estrema destra di Bolsonaro è salita al potere a gennaio, è stato indebolito il ministero dell’ambiente, sono stati ridotti anche i controlli sullo sfruttamento economico dell’Amazzonia, sono stati favoriti gli interessi minerari e agricoli, è stato dato il via libera a numerosi pesticidi e sono stati limitati i diritti delle popolazioni indigene a favore degli interessi delle multinazionali. Ma non solo. Il figlio maggiore di Bolsonaro, Flavio, senatore, ha recentemente proposto una riforma del codice forestale che eliminerebbe l’obbligo degli agricoltori dell’Amazzonia di mantenere la copertura forestale pari al 50-80 per cento delle loro proprietà. Questa misura, qualora fosse approvata, regalerebbe alle industrie estrattive un’area più grande dell’Iran, conclude Tpi.

Braccio di ferro

La tensione globale è crescente a proposito delle attività in Amazzonia del disboscamento illegale, delle miniere clandestine e dell'aggressivo business dell'allevamento, che sembrano aver trovato sponda nel politico d'estrema destra, notoriamente scettico nei confronti delle politiche di tutela dell'ambiente e dalla crisi climatica. Il tasso di deforestazione in Amazzonia, che aveva rallentato drasticamente tra 2004 e 2012, a gennaio è di nuovo aumentato, ha informato il gruppo ambientalista Imazon: cioè nel mese in cui Bolsonaro ha preso il potere. Centinaia di gruppi di attivisti di recente hanno chiesto all'Unione europea di cessare immediatamente i negoziati commerciali con i Paesi del Mercosur, a causa delle politiche di Brasilia che danneggiano le popolazioni indigene e le foreste pluviali. “Il Brasile può essere un esempio per la Germania anche sull'ambiente”, “la loro industria continua a basarsi sul fossile, in gran parte sul carbone, e la nostra no, quindi hanno molto da imparare da noi”, ha dichiarato il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, reagendo alle critiche sulla deforestazione e le politiche ambientali in Amazzonia. L'ex militare lo ha detto in Giappone, alla vigilia del summit del G20, dopo che mercoledì la cancelliera tedesca Angela Merkel ha affermato che cercherà “colloqui diretti” con il brasiliano a proposito della distruzione della foresta pluviale. Dicendosi pronto a discutere la questione con Merkel, Bolsonaro ha spiegato di non aver intenzione di fare come suoi predecessori essori, che “si sono fatti rimproverare da altri Paesi”. “Non accettiamo di essere trattati come in passato”, ha aggiunto. L'appello delle oltre 340 organizzazioni, riporta LaPresse, potrebbe complicare ulteriormente il tentativo dell'Ue di concludere 20 anni di colloqui mirati a un accordo di libero commercio con il Brasile e con i partner nel Mercosur, Argentina, Uruguay e Paraguay. Merkel è stata interrogata mercoledì in Parlamento a Berlino sulle politiche forestali in Brasile: ha risposto che avrebbe “colto l'opportunità del G20 per colloqui diretti, perché ritengo che ciò che sta accadendo in Brasile ora sia drammatico”. Ha anche aggiunto che non punterà a sospendere i negoziati commerciali a causa della deforestazione: “Non penso che non concludere l'accordo con il Mercosur porterebbe a un ettaro in meno di deforestazione in Brasile, semmai il contrario”, ha dichiarato. Aggiungendo: “Ecco perché penso che non concludere l'intesa non sia la risposta a quanto sta accadendo”.