Borghi: “La Bce segue una strategia che aiuta l’Italia”

Classe 1970, operatore finanziario prima, poi professore all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Claudio Borghi Aquilini è il responsabile economico della Lega e da poco più di un anno è a capo della Commissione Bilancio di Montecitorio. Autore nel 2014 del libro Basta Euro è una delle figure più euroscettiche del panorama politico nazionale. In Terris lo ha intervistato in esclusiva, chiedendo un commento sulle scelte di politica monetaria intraprese ieri dalla Banca Centrale Europea .  

Draghi ha dichiarato di voler continuare a tenere i tassi di interesse bassi fino a quando la condizione economica non sarà più stabile. Secondo lei è la strategia giusta?
“Si. È sicuramente una strategia che serve all’Italia. Bisogna tenere presente però che i tassi alti sono dovuti in buona parte alla disfunzionalità dell’area Euro. La Banca centrale europea dovrebbe garantire i titoli di debito dell’eurozona, cancellando lo spread. Se facesse questo con un nuovo whatever it takes automaticamente i tassi si abbasserebbero. Comunque, già questo semplice cenno è servito a ridurre il differenziale tra buoni del tesoro italiani e i Bund tedeschi, che aveva raggiunto livelli non tollerabili”.

Il deprezzamento dell'Euro sul dollaro, seguito alle parole di Draghi, secondo Trump avvantaggia ingiustamente le imprese europee. Tuttavia, a suo tempo la Federal Reserve, la banca centrale americana, seguì la stessa politica, facendo deprezzare il dollaro rispetto all'euro, danneggiando molto le imprese europee. Come giudica l'attuale situazione del cambio euro/dollaro?
“C’è un problema da chiarire. La cosa che infastidisce Donald Trump, secondo me con qualche ragione, è il cambio artificialmente basso di cui gode la Germania. La larga parte del surplus commerciale europeo è derivante dal fatto che Berlino ha un enorme surplus commerciale. Una situazione dovuta al fatto che la moneta unica, essendo più bassa rispetto del dovuto per l’economia tedesca, comporta per la Germania un grosso vantaggio che porta a dei surplus strutturali. Questo, unito ad una moneta che potenzialmente potrebbe essere ancora più bassa – cosa che comunque è necessaria per noi e per l’Europa periferica in generale- può infastidire Trump. Tuttavia, questa è la natura stessa dell’Euro”.

Quindi in realtà la colpa è della Germania?
“Berlino ha l’8% di surplus commerciale rispetto al Pil. Se ci fosse ancora il Marco ci sarebbe una fortissima rivalutazione della moneta nazionale perché le persone, per comprare prodotti tedeschi, comprerebbe moneta tedesca facendola apprezzare. Questa cosa renderebbe più basso il surplus commerciale tedesco, riequilibrando tutto il sistema. Il fatto che la Germani sia dentro alla moneta unica comporta che la rivalutazione non avviene. Questo è il motivo dello squilibrio che infastidisce Trump”.

E l’Italia?
“Noi siamo in leggero surplus commerciale, che però non cresce. Per questo abbiamo bisogno di tassi più bassi. Chi porta squilibrio dentro l’eurozona è Berlino. Noi, a contrario della Germania abbiamo una moneta troppo forte per la nostra economia e finché non ci sono degli strumenti seri per il controllo del debito sovrano e dello spread ci finanziamo a tassi troppo alti rispetto ai competitor”.

Quindi lei è d’accordo con il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi?
“Sono d’accordo con Draghi perché penso che questa scelta di tenere i tassi di interesse bassi possa essere utile per l’Italia. Poi il governatore della Bce si muove quando le tensioni diventano insostenibili. In condizione normali, vale a dire, se veramente l’Europa funzionasse come un unico stato, il capo della banca centrale si sarebbe dovuto muovere molto prima. Mi rendo conto che ci sono dei limiti e si può intervenire solo quando le cose sono estreme”.

Come valuta i tre anni del quantitative easing di Draghi?
“Ripeto: la misura, ma in generale l’abbassamento dei tassi è stato utile per l’Italia. Però rimane una soluzione parziale usata per riequilibrare la natura stessa dell’Eurozona, che è dannosa per l’economia italiana”.

Quale sono allora le sue soluzioni?
“Per funzionare bene l’economia europea avrebbe bisogno avere tassi bassi per l’Italia e tassi alti per la Germania. L’Europa avrebbe bisogno di grandi investimenti da parte di Berlino. Ponti, ferrovie, autostrade ridurrebbero il surplus commerciale. Però se il governo della Merkel non collabora è come un vestito di sartoria che si pensa possa andare bene per tutti. Ma non è così. Noi una soluzione l’abbiamo messa sul tavolo. Se si facesse una lista di grandi opere infrastrutturali europee che tutti riconoscono utili e se queste venissero direttamente finanziate dalla Bce e dalla Banca europea degli investimenti (Bei), quindi senza pesare sul debito degli stati, avremmo la risposta ai nostri problemi. Insomma, l’Ue ha bisogno di grandi investimenti europei che, essendo finanziati dalla Bce tramite la Bei non pesino sui bilanci dei singoli stati. Una specie di quantitative easing delle cose”.