Gli zulu, il più numeroso gruppo etnico del Sudafrica, fin dai mesi scorsi ha criticato la riforma sulla redistribuzione della terra, ossia la controversa scelta del Governo di espropriare le terre in possesso dei bianchi come compensazione per gli anni dell'apartheid, terminata nel 1994. Tale riforma ha agito come un detonatore su una situazione già delicata, in quanto gli agricoltori bianchi denunciano da anni di essere bersaglio di violenti attacchi nelle loro fattorie.
Le parole del re Zwelithini Goodwil
Come riferisce Enca, Zwelithini Goodwil, l'attuale re degli zulu, ha annunciato una collaborazione con l'organizzazione che si batte per i diritti della minoranza bianca del sudafrica AfriForum. Questo gesto mira a promuovere l'agricoltura e a garantire la sicurezza alimentare nel Paese. “La nazione Zulu di cui sto parlando non esisterebbe se non avessimo cibo – afferma il re -. Ecco perché dico che gli agricoltori devono avvicinarsi per discutere di cosa possiamo fare quando parliamo dell'agricoltura e della disponibilità di cibo sufficiente nella terra. Ecco perché chiedo all'AfriForum dei boeri di venire ad aiutarci, visto che si sono presentati a me che sono disposti a lavorare con me e il popolo di mio padre per elevare l'agricoltura nella nostra terra per avere cibo. Perché quando il governo iniziò a parlare dell'esproprio della terra senza compenso, i boeri hanno iniziato ad avere difficoltà. Non c'è cibo in Sudafrica“. Zwelithini Goodwil ha quindi annunciato che chiunque vorrà avere il voto degli zulu per le elezioni del prossimo anno, dovrà garantire che arginerà gli espropri. Il re zulu vuole un incontro con il presidente Cyril Ramaphosa per discutere della questione.
La mano tesa dei boeri
In un articolo su News24, Kallie Kriel, leader di AfriForum, ha scritto che le “relazioni, rispetto e cooperazione sane tra le rispettive comunità culturali del Sudafrica – nonostante le differenze che possono esistere – offrono infatti speranza nell'attuale clima politico in cui il Fep (Partito Nazionale Rifondato del Sudafrica) e gli elementi radicali all'interno dell'African National Congress (Anc) tentano di polarizzare i sudafricani lungo linee razziali”. Il Fep è un partito nazionalista di boeri, mentre l'Anc è al governo ininterrottamente dal 1994.
Le polemiche internazionali
La vicenda dell'esproprio di terre e delle violenze anti-bianche ha innescato una spirale di polemiche, che hanno travalicato i confini del continente africano. L'Australia si era detta disponibile ad accogliere i bianchi sudafricani desiderosi di fuggire dal loro Paese dopo l'approvazione di questa misura a loro svantaggio. L'apertura australiana aveva però causato la reazione di Città del Capo, che rifiuta di riconoscere che dietro gli assalti nei confronti degli agricoltori bianchi ci sia una matrice razzista. Come se non bastasse, anche Donald Trump, intervenendo su Twitter, aveva stigmatizzato quanto sta avvenendo in Sudafrica: “Ho chiesto al segretario di stato, Mike Pompeo, di studiare attentamente gli espropri dei terreni e delle fattorie e gli omicidi su larga scala di agricoltori”. Sempre attraverso il social, pronta era giunta la risposta del governo sudafricano, che aveva “respinto totalmente questa percezione ristretta che punta solo a dividere la nostra nazione e ci ricorda il nostro passato coloniale“. “Il Sudafrica – si leggeva ancora – accelererà il percorso della riforma della terra in un modo attento ed inclusivo che non divida la nostra nazione”. Chi invece ha iniziato davvero ad accogliere i bianchi sudafricani perseguitati è la Russia: nell'estate scorsa ha fatto arrivare un primo gruppo nella regione meridionale russa di Stavropol, una zona dal clima temperato e dunque ricca di terreni che aspettano soltanto di essere coltivati.