Autobomba nel centro di Baghdad: 4 morti e 8 feriti. L’Isis rivendica

Una fortissima esplosione, avvenuta nella notte a Baghdad, in pieno centro, ha causato la morte di 4 persone e il ferimento di altre 8. A riferirlo è stata l’emittente televisiva “Al Arabiya”, dalla quale si è appreso che la deflagrazione sarebbe stata provocata da un’autobomba suicida, indirizzata contro il commissariato di polizia del quartiere di Karrada. I numeri dei civili coinvolti sono stati diramati dalle locali Forze dell’ordine e da fonti ospedaliere della capitale. L’esplosione, oltre a coinvolgere diverse persone, ha distrutto molti dei veicoli parcheggiati nei pressi dell’ingresso del commissariato. Un portavoce del ministero dell’interno ha inoltre riferito che tre dei quattro morti sarebbero poliziotti. Stando a quanto riportato da diverse fonti, citando l’agenzia “Amaq”, il sedicente Stato islamico avrebbe rivendicato l’attentato suicida.

Il precedente a Baghdad

L’improvviso attacco con autobomba non è certamente il primo messo in atto dai militanti jihadisti contro le forze di sicurezza del governo iracheno, attualmente impegnato nell’offensiva militare contro la città di Mosul, ancora occupata dai miliziani dell’Isis nell’area occidentale. Nel luglio scorso, un attentato simile provocò la morte di oltre 300 persone a Baghdad, in una trafficata via del centro. L’attacco è ritenuto il più disastroso in termini di perdite di vite umane dal rovesciamento del regime di Saddam Hussein, nel 2003.

Il Pentagono: “Ucciso Abdul Hasib”

Nel frattempo, come riportato da alcuni portavoce al Pentagono, un’operazione militare dell’esercito degli Stati Uniti avrebbe portato all’uccisione, in Afghanistan, del locale leader Isis Abdul Hasib, freddato assieme ad almeno altri 30 militanti jihadisti. La notizia, almeno per il momento, non è confermata ma, stando a quanto trapelato finora, anche due militari statunitensi avrebbero perso la vita nel corso della missione anche se non è ancora chiaro se siano rimasti vittima di fuoco amico. Il comando americano nel Paese, intanto, ha fatto sapere che “se l’uccisione sarà confermata, la morte dell’emiro e sei suoi seguaci danneggerà in modo importante le operazioni dell’Isis in Afghanistan e ci aiuterà a raggiungere il nostro obiettivo di distruggerlo nel 2017″. Le operazioni, coordinate fra il corpo dell’U.S. Army Rangers e i militari afghani, ha richiesto l’impiego di circa 90 unità, con supporto di mezzi aerei. Il raid è stato indirizzato verso una fortezza jihadista nella valle di Mohmand, nella provincia di Nangarhar, nella quale da tempo si riteneva che Hasib potesse nascondersi: “E’ stato un combattimento molto duro – ha spiegato un portavoce del Pentagono -. Sapevamo che Hasib sarebbe stato ben protetto e che avrebbero resistito strenuamente. Ed è quello che è successo”.