Austria e Grecia, l'altra faccia del voto europeo

Non è bastato il voto europeo a deviare l'attenzione del Parlamento austriaco dallo scandalo che ha investito il governo retto dal cancelliere austriaco: l'ottimo risultato ottenuto dall'Ovp, infatti, non ha influito sulla decisione delle opposizioni di votare a favore del voto di sfiducia nei confronti dell'esecutivo di minoranza che, a questo punto, rischia di passare definitivamente alla fase di debacle politica. Alle opposizioni non è andata giù la richiesta di Kurz di anticipare il voto in seguito all'Ibizagate che ha coinvolto il numero due del governo, nonché leader del Fpoe, Heinz-Christian Strache, ritenendola una mossa utile per ottenere il controllo totale sull'esecutivo, vista anche l'ondata di dimissioni a catena che ha visto coinvolti i ministri appartenenti al partito di destra. Indicativo il fatto che, contro Kurz, si sono schierati i socialdemocratici di Spoe e l'estrema destra, la stessa che due anni fa aveva garantito al giovane leader di costituire una forza di maggioranza in grado di sostenere il peso del governo.

Austria

I forti consensi popolari, dunque, tradotti in un aumento i circa otto punti rispetto alle Europee del 2014, sembra essere stata una mera soddisfazione politica più che un vero e proprio risultato. Non era mai accaduto finora, in Austria, che un cancelliere venisse rovesciato da una mozione di censura: ci sono voluti 103 voti su 183 seggi in Parlamento per far sì che Kurz si facesse da parte, pagando a caro prezzo le vicende extra-politiche che hanno coinvolto Strache ma che, indirettamente, hanno finito per coinvolgere anche lui, sospettato di voler estromettere dal governo i suoi stessi alleati, gli stessi che gli avevano garantito la vittoria due anni fa e l'accesso al singolare record di leader europeo più giovane. Ora, il presidente Alexander Van der Bellen istituirà un governo tecnico, con carica di cancelliere ad interim concessa al ministro delle finanze e, dopo l'addio di Strache, vicecancelliere Hartwig Loeger (Ovp). Il presidente austriaco ha predicato “tempestività, ma anche diligenza” nell'andare a scegliere coloro che comporranno l'esecutivo provvisorio ma, al tempo stesso, ha chiesto ai partiti di sostenere coloro che verranno, facendo appello alla responsabilità affinché all'Austria venga garantito, in attesa di elezioni, un governo pienamente operativo.

Grecia

Se l'Austria vede smontato il suo esecutivo così come viene giù un castello di carte, la situazione non è migliore in Grecia dove, però, le circostanze che hanno portato quasi al crack il governo in carica sono in realtà un po' diverse. Kurz, infatti, il colpaccio europeo l'aveva piazzato andando a prendersi la maggiore fetta dei consensi. Al premier greco, Alexis Tsipras, le cose sono andate peggio: 28%, male (anche se non malissimo), quantomeno rispetto a Nea Dimokratia, “erede” di quello che fu alla guida del Paese all'epoca del disastro che generò la lunghissima austerity degli anni successivi. Il gioco di Tsipras è semplice quanto rischioso: prendere atto del voto europeo (e delle regionali, anch'esse a favore di Nd), metterlo sulla scrivania come monito e lanciarsi in un'elezione per ricercare quei consensi che le Europee sono stati ridotti troppo rispetto al previsto. Un azzardo certamente ma, a ben vedere, forse la scelta che attendevano un po' tutti, opposizioni in primis. La Grecia, d'altronde, al netto dei risultati delle urne viene da un periodo di andamento positivo in Borsa e, a ben vedere, da una riduzione progressiva dello spread, ora non così lontano da quello italiano. In sostanza, si allarga la forbice di Syriza con i rivali ma si riduce quella che era stata legata al buco finanziario di 9 anni fa. Probabilmente è proprio su quest'ultimo punto che Tsipras giocherà le sue carte.