Australia e Turchia autorizzano i raid aerei anti Isis sull’Iraq

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È ufficiale: Australia e Turchia, nei prossimi giorni, si uniranno alle forze di sicurezza statunitensi contro gli jihadisti dello Stato Islamico. I raid della coalizione internazionale sferrati negli ultimi giorni, infatti, non sono bastati a fermare l’avanzata degli estremisti verso la Turchia, e se Kobane, terza città curda nel nord della Siria ormai sotto attacco, dovesse definitivamente cadere nelle mani delle milizie, queste si troverebbero progressivamente a controllare anche un vasto settore della frontiera con la Turchia. È stato dunque l’imminente pericolo a determinare il cambio di rotta del governo turco, che in un primo tempo si era dimostrato assai restio nel prendere parte agli attacchi. La politica interventista ha ottenuto largo appoggio da parte del parlamento, che ha approvato la proposta con 298 voti favorevoli e solo 98 contrari.

La partecipazione australiana, invece, ha radici ben differenti: è stata infatti l’esplicita richiesta del governo di Baghdad ad aver portato il premier Abbot ad autorizzare ufficialmente i raid aerei contro gli jihadisti. Verranno dispiegate forze speciali del governo tra cui otto caccia-bombardieri F-18 e l’invio di forze speciali di terra. Commando che, come specifica il premier, “non sarà direttamente coinvolto in combattimento, ma sosterrà le forze di Baghdad”. Il primo ministro, infatti, ha affermato che le truppe “consiglieranno ed assisteranno il governo locale”.

Abbot ha tenuto a specificare che l’intervento delle forze armate di Canberra avviene “su esplicita richiesta del Paese”. L’Australia, da metà settembre, ha già circa 200 truppe negli Emirati Arabi Uniti, a cui si stanno aggiungendo altri 400 soldati. L’aeronautica australiana, inoltre, ha schierato una decina di aerei da guerra, tra cui caccia bombardieri, un radar volante e un’aerocisterna. Il ministro della Difesa ha affermato che i bombardamenti “inizieranno nei prossimi giorni”, senza però specificare la data. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, invece, ha messo in chiaro davanti al parlamento che “insieme alla lotta contro gli estremisti musulmani sunniti, resta una priorità di Ankara la fine del regime di Bashar al Assad”.