Attivisti fermati, Strasburgo alza la voce: “Ankara liberi la direttrice di Amnesty”

La Turchia deve liberare subito gli attivisti per i diritti umani, tra cui la direttrice di Amnesty International nel Paese, Idil Eser, arrestati l’altro giorno. A chiederlo sono Nils Muiznieks, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa e l’assemblea parlamentare dell’organizzazione. Strasburgo chiede inoltre che Ankara metta fine agli arresti di rappresentanti della società civile. “Sono veramente preoccupato per questi arresti” afferma Muiznieks che dice di essere stato informato che i difensori dei diritti umani sono accusati di reati legati al terrorismo e che le autorità hanno prolungato la detenzione per 7 giorni. “L’uso di procedure penali contro i difensori dei diritti umani sta diventando sfortunatamente un fatto sempre più frequente in Turchia” conclude Muiznieks.

Secondo Amnesty, Eser sarebbe sospettata di “far parte di un’organizzazione terroristica“: un’accusa che, denunciano ong e opposizioni, viene spesso usata dalle autorità per mettere a tacere le voci critiche. Il governo di Ankara ha sostenuto di non avere informazioni sul caso. “È un grottesco abuso di potere che sottolinea le precarie condizioni che devono affrontare gli attivisti per i diritti umani nel Paese”, ha denunciato il segretario generale di Amnesty, Salil Shetty, chiedendo che i fermati siano “liberati immediatamente e senza condizioni“. Dal mese scorso è in carcere anche il presidente dell’ong in Turchia, Taner Kilic, già avvocato del giornalista italiano Gabriele Del Grande, quando fu trattenuto per 2 settimane nell’aprile scorso. Le autorità lo accusano di legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, sostenendo che avrebbe utilizzato l’app ByLock, impiegata dai putschisti per scambiarsi informazioni criptate. Accuse che Kilic ha respinto con forza.

Intanto almeno 29 sospetti militanti dell’Isis sono stati arrestati in una maxi-operazione dell’antiterrorismo turca a Istanbul. Tra questi, 22 sono stranieri. Lo riporta l’agenzia statale Anadolu, secondo cui i blitz sono stati condotti in 20 diversi indirizzi sulle sponde europea e asiatica della metropoli sul Bosforo. Gli agenti hanno anche sequestrato un’arma non registrata e diversi documenti. Gli arrestati, sospettati di aver combattuto in Siria nelle fila del sedicente Stato islamico, avrebbero avuto in programma di tornare nelle zone di conflitto.