Attacco chimico a Duma: “Cento morti”

Un attacco devastante quello avanzato contro la città siriana di Duma, nella Ghouta orientale: almeno un centinaio persone sarebbero state massacrate da un bombardamento avvenuto con il sospetto utilizzo di armi chimiche. Un'accusa fermamente smentita dal governo di Bashar Al-Assad ma che, al momento, pare si stia rafforzando almeno stando alla testimonianza dei medici del posto. Come riferito da Al Jazeera citando un medico volontario, Moayed al-Dayrani, “al momento stiamo affrontando più di 1000 casi di persone che hanno difficoltà a respirare dopo che una bomba al cloro è stata sganciata sulla città e il numero di morti probabilmente aumenterà ancora”. Per ora non vi è certezza sul numero preciso dei morti: alcuni osservatori internazionali attestano il bilancio a 150 persone uccise, 40 delle quali per soffocamento. L'offensiva era stata avanzata dalle forze filogovernative e dai loro alleati nella giornata di venerdì, quando il processo di evacuazione dei combattenti antigovernativi aveva subito un arresto dovuto a divergenze di natura diplomatica: Duma, ultima roccaforte dei ribelli vicino Damasco, era stata così messa sotto attacco. Ora, dopo quasi una giornata di sangue e accuse, pare che un accordo sia stato negoziato e raggiunto: secondo la tv di Stato, infatti, il regime avrebbe dato il suo ok al rilascio di prigionieri in cambio dell'evacuazione totale dei combattenti di Jaish al-Islam da Douma entro 48 ore. Il negoziato era stato richiesto dagli stessi ribelli dopo aver subito l'attacco.

Accuse e sospetti

Fonti governative hanno eluso l'accusa dell'impiego di armi chimiche, così come avvenuto peraltro nell'attacco al villaggio di Khan Shaykhun, esattamente un anno fa. Alcuni mezzi di informazione locale, anzi, hanno fatto sapere che il governo di Assad ha bollato la notizia dell'attacco chimico come un espediente delle forze ribelli, appartenenti al gruppo Jaish al-Islam, di arrestare l'avanzata dell'esercito verso Duma. In mattinata il vicepresidente della Syrian american medical society, Basel Termanini, ha per il momento confermato la presenza sul terreno di “almeno 35 corpi senza vita”. La situazione è resa estramemente grave dall'assenza di strutture sanitarie adeguate, con i due ospedali presenti in città non in grado di far fronte all'emergenza. Sul posto sono attivi i Caschi blu dell'Onu mentre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha commentato via Twitter l'accaduto, tuonando contro il presidente siriano e non solo: “La Russia e l'Iran sono responsabili per il sostegno all'animale Assad. Ci sarà un alto prezzo da pagare”.

Il Papa: “Negoziato sola via possibile”

La Ghouta, oggetto dell'offensiva delle forze governative da alcuni mesi, vede in Duma l'ultima roccaforte dei ribelli. Non è la prima volta che il governo siriano viene accusato di bombardamenti con armi chimiche: nell'agosto del 2013, peraltro, sempre in quest'area venne registrato un attacco con armi chimiche che aveva causato la morte di circa 1300 persone. Un anno fa, il massacro di Idlib. L'agenzia Sana, citando fonti governative, ha indicato l'accaduto come “un finto attacco per dare la responsabilità al governo”. Anche il Santo Padre Francesco, nel corso del Regina Coeli al termine della Santa Messa per la Divina Misericordia concelebrata assieme a 550 Missionari della misericordia, ha rivolto un appello per far cessare i massacri in territorio siriano: “Giungono dalla Siria notizie terribili di bombardamenti con decine di vittime, di cui molte sono donne e bambini. Notizie di tante persone colpite dagli effetti di sostanze chimiche contenute nelle bombe. Preghiamo per tutti i defunti, per i feriti, per le famiglie che soffrono. Non c’è una guerra buona e una cattiva, e niente, niente può giustificare l’uso di tali strumenti di sterminio contro persone e popolazioni inermi. Preghiamo perché i responsabili politici e militari scelgano l’altra via, quella del negoziato, la sola che può portare a una pace che non sia quella della morte e della distruzione”.