Argentina in crisi, Macri si rivolge al Fmi

Ormai si parla ufficialmente di crisi economica in Argentina, dopo qualche mese di tentennamenti e ammissioni relative. Con la richiesta avanzata dal governo di Buenos Aires al Fondo monetario internazionale (si parla di 50 miliardi di dollari, parte dei quali chiesti subito come anticipo), l'amministrazione argentina sdogana una volte per tutte i sentori del deficit e apre la strada per un tentativo di ripresa. Secondo il presidente Mauricio Macri, si tratta di una mossa per non far perdere ai cittadini la fiducia nelle istituzioni, nonostante condizioni socio-economiche ai limiti del sostenibile. Particolarmente colpita la moneta argentina, considerando che il peso ha perso oltre il 40% del suo valore rispetto al dollaro americano, ulteriore motivazione di un'inflazione che sta toccando livelli altissimi.

La rivisitazione del piano

Anche il direttore Fmi, Christine Lagarde, ha confermato che le tempistiche del piano di supporto all'economia argentina saranno riviste: “Ho sottolineato il mio sostegno – ha spiegato – agli sforzi politici argentini, oltre alla nostra disponibilità ad assistere il governo nello sviluppo dei suoi piani strategici rivisti”. E ancora, Lagarde si è detta certa che il governo riuscirà a traghettare il Paese fuori dalla crisi, spiegando di aver “fiducia nell'impegno delle autorità argentine”, componente cruciale per uscire dalla grave recessione che ha colpito l'Argentina. Una colata a picco che, secondo il ministro del Tesoro Nicolas Dujovne, può ricercare eventuali cause nella grave siccità che ha colpito il Paese e causato il dissesto della produzione agricola argentina. Ma è solo una parte, seppur sostanziale, dei motivi.

Inflazione vertiginosa

La questione che, al momento, più preoccupa gli analisti è il rischio inadempienza al quale l'Argentina starebbe andando incontro: in molti, infatti, sostengono che il progressivo indebitamento del Paese renderebbe complicata la stabilizzazione del deficit e starebbe preoccupando non poco anche gli investitori. Anche per questo si è scelto di rivedere i dettagli dell'accordo con il Fmi e accelerare con la distribuzione di fondi. Inizialmente, ovvero a maggio, il presidente Macrì si era detto sicuro di una pronta ripresa, senza bisogno di utilizzare il denaro del Fondo monetario. Ora la situazione si è ulteriormente aggravata e, nonostante anche altri Paesi (Brasile e Turchia su tutti) stiano affrontando serie svalutazioni delle monete correnti, il crollo del peso argentino è stato devastante e il livello di inflazione è ormai il più alto del G20. Macri ha assicurato di star “prendendo tutte le decisioni necessarie per affrontare la situazione. Farò tutto ciò che è in nostro potere per uscire dalla crisi”. Il punto è che, a ora, l'Argentina si ritrova nelle medesime condizioni economiche che caratterizzarono il governo De la Rua nel 2001: una mazzata ancora terribilmente viva nella memoria della nazione.