Al-Baghdadi, i resti dispersi in mare

E'accaduto esattamente come accadde per Osama bin Laden: i resti del leader daesh, al-Baghdadi, ucciso due giorni fa sul confine siro-iracheno, sono stati dispersi in mare, come confermato in conferenza stampa dai vertici del Pentagono. Una sepoltura lampo, effettuata dopo aver svolto le analisi del Dna e appurato che quei resti appartenessero proprio al capo dell'Isis, che si sarebbe suicidato al termine di un blitz contro il suo rifugio effettuato dalle forze americane. Questa la versione ufficiale, fornita dal presidente Donald Trump attraverso un racconto che, a ogni modo, alla stampa americana non ha convinto più di tanto, tanto che il New York Times ha svolto un'inchiesta in cui avanzava dubbi sulla ricostruzione fatta dall'inquilino della Casa Bianca, ricevendo eco anche al di qua dell'Atlantico, con il Guardian che ha sollevato più o meno le stesse questioni.

I dubbi

A destare qualche perplessità sarebbe proprio la ricostruzione resa pubblica da Trump che, attraverso un linguaggio colorito e una descrizione vivace, ha offerto al mondo l'immagine dell'autoproclamato califfo in fuga e in lacrime prima di farsi saltare in aria, uccidendo anche i figli che si trovavano con lui. Il Nyt avanza il dubbio dell'audio, che sarebbe stato assente dal filmato visionato dalle autorità nella “situation room” il quale, peraltro, non immortalava gli ultimi istanti di vita del leader, ripresi invece dagli infrarossi sugli elmetti dei soldati. Tali filmati, però, sarebbero stati consegnati successivamente al presidente, di sicuro dopo la conferenza stampa in diretta mondiale. Interpellato sulla questione, il ministro della Difesa, nonché capo del Pentagono, Mark Esper, ha glissato affermando di non essere a conoscenza di tali dettagli e che, probabilmente, Trump aveva ricevuto tali informazioni direttamente dai soldati. A ogni modo, il capo di stato maggiore interforze Usa, Mark Milley, ha fatto sapere che, a breve, il video del raid verrà declassificato e diffuso pubblicamente. Meno dubbi, invece, sui test del Dna, i quali sarebbero stati effettuati attraverso l'utilizzo di sofisticati strumenti di altissimo potenziale, permettendo un'identificazione rapida e la dichiarazione, con buona certezza, che quei resti fossero proprio di al-Baghdadi.