Aiuti umanitari impossibili, l’Onu dichiara Aleppo est “zona assediata”

L’Onu ha dichiarato ufficialmente la zona orientale della città siriana di Aleppo, in mano ai ribelli, “zona assediata“, dopo mesi di offensiva da parte delle forze governative e l’impossibilità di introdurvi gli aiuti umanitari. Lo ha annunciato Jens Laerke, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari.

Laerke ha spiegato che i quartieri orientali di Aleppo, dove vivono circa 275.000 persone, hanno i tre requisiti previsti dall’Onu per le zone assediate: accerchiamento militare, accesso negato agli aiuti umanitari e nessuna libertà di circolazione per i civili.

Nei giorni scorsi si è infiammato lo scontro verbale tra Stati Uniti e Russia: dopo l’annuncio di Washington della sospensione dei contatti bilaterali, Mosca ha confermato di aver schierato sistemi missilistici S-300 sulla costa siriana. Intanto proseguono i raid aerei russi e governativi sui quartieri orientali di Aleppo, controllati dagli insorti che però sono accerchiati da una sempre più stretta morsa dei soldati del presidente Assad. Analisti locali e internazionali escludono comunque il rischio di una escalation militare. E ricordano che l’attuale amministrazione americana ha dato ampiamente prova di non considerare la partita siriana prioritaria come quella irachena o ucraina.

Dopo settimane di tensioni e minacce di interruzione dei contatti da parte del segretario di Stato Usa John Kerry, lunedì era arrivato l’annuncio ufficiale del Dipartimento di Stato, che aveva fatto seguito a quello di Mosca sullo stop dei contatti militari fra i due Paesi. Per Kerry la rottura è inevitabile ma si continua a lavorare per la “pace”. “Con gli Stati Uniti non stiamo vivendo una nuova guerra fredda”, ha poi assicurato l’ambasciatore russo all’Onu, Vitaly Churkin. “Guerra fredda significa scontrarsi su qualsiasi argomento, non è questo il caso, ma ci sono differenze, interessi divergenti”, ha precisato. Kerry è comunque tornato ad accusare Mosca di “legare i suoi interessi e la sua reputazione al regime (siriano del presidente Bashar) Assad”. “