Afghanistan: raid Nato su una festa di matrimonio, almeno 2 morti

Il comando della Missione Nato “Resolute Support” in Afghanistan ha per errore ordinato il bombardamento dell’area in cui si stava svolgendo una festa di matrimonio, provocando la morte di due persone. Lo riferisce la tv Tolo. Al riguardo il capo del distretto di Qarabagh, Abdul Sami Sharifi, ha dichiarato all’emittente che i velivoli stranieri sono intervenuti sul villaggio di Jarji (nella provincia di Kabul) quando i partecipanti al festino hanno cominciato a sparare in aria in onore degli sposi. Avendo probabilmente ricevuto una segnalazione sbagliata riguardante un attacco armato, la Nato ha immediatamente attivato l’intervento aereo e il bombardamento dell’obiettivo. Sharifi ha infine detto che la polizia ha aperto un’inchiesta registrando una denuncia di fonti locali secondo cui l’operazione avrebbe causato almeno 20 vittime fra morti e feriti. Giorni fa, quando due interventi aerei della Nato hanno causato numerose vittime civili nelle province di Herat e Logar – episodi su cui si indaga – l’ex-presidente Hamid Karzai ha chiesto a Usa e Nato di sospendere immediatamente queste operazioni, definendole “crimini di guerra“.

Proseguono, intanto, gli scontri nella provincia settentrionale di Kunduz dove secondo fonti militari sono stati uccisi 18 talebani, fra cui il comandante della speciale unità i cui membri operano con il volto coperto (“Masked Unit”). In un video messaggio Abdul Hamid Hamidi, alto responsabile della polizia di Kunduz, ha reso noto che nella notte le operazioni si sono concentrate nel villaggio di Sajani del distretto di Chardara, con l’intervento di forze di terra e raid aerei. “Due basi dei talebani sono state distrutte e fra i militanti uccisi – ha precisato Hamidi – ci sono anche il Mullah Janana, capo della ‘Masked Unit’ e tre specialisti nella costruzione di ordigni esplosivi”. Da parte loro i talebani, per bocca del loro portavoce Zabihullah Mujahid, hanno confermato il bombardamento del villaggio di Sajani, in cui sarebbero state distrutte numerose case ed una moschea, e uccisi di decine di civili. Ieri il capo della polizia provinciale, Khalilullah Ziai, aveva detto che all’inizio delle operazioni militari in Kunduz, sei villaggi erano stati liberati dalla presenza dei talebani, con l’uccisione di 26 di essi, fra cui il capo della “Unità Rossa”, Hayatullah, conosciuto anche come “Sangin“.