A Osaka non piace la statua per le schiave sessuali

Uno dei lati oscuri della Seconda Guerra Mondiale meno conosciuti è quello che riguarda le cosiddette “comfort women”. Un nome, quest'ultimo, che fa capire bene l'orrore vissuto da migliaia di donne coreane, cinesi, filippine e originarie delle Antille olandesi rapite dall'esercito giapponese e costrette a diventare schiave sessuali dei soldati. Il dramma di queste donne, sfruttate nei bordelli per la soddisfazione degli istinti peggiori dei militari nipponici, viene ricordato con alcuni monumenti commemorativi inaugurati in varie parti del mondo.

Il monumento di San Francisco

Una di queste statue è presente anche a San Francisco, negli States e raffigura tre giovani donne dai tratti asiatici in piedi che si tengono per mano. La città della California è gemellata da 60 anni con quella giapponese di Osaka. Peccato che questo vincolo di amicizia siglato sei decenni fa dalle rispettive amministrazioni si sia interrotto bruscamente proprio a causa della presenza del monumento che ricorda la violenza subita dalle cosiddette “comfort women”. Il sindaco di Osaka, Hirofumi Yoshimura ha infatti deciso di dare un seguito all'avvertimento inviato un anno fa al suo omologo americano ed ha comunicato la fine del gemellaggio in segno di protesta per la statua accusa di presentare “un messaggio unilaterale”.

La protesta

Nella prima lettera, il primo cittadino giapponese ha scritto: “Vi chiedo di rimuovere prontamente il memoriale e la targa d'accompagnamento senza ulteriori indugi”. Una condizione presentata come necessaria per mantenere l'amicizia ufficiale tra le due città e a cui l'amministrazione di San Francisco non si è voluta piegare. A giustificazione della sua richiesta, Yoshimura ha menzionato i presunti dubbi di alcuni storici sull'entità del coinvolgimento dei soldati imperiali nel fenomeno bollando la descrizione presente nella targa commemorativa come “priva di fonti storiche”. Nella targa, si legge: “Questo monumento testimonia la sofferenza di centinaia di migliaia di donne e ragazze, eufemisticamente chiamate 'comfort women', che sono state ridotte in schiavitù sessuale dalle truppe imperiali giapponesi in tredici paesi del Pacifico asiatico dal 1931 al 1945. Molte di queste donne sono morte durante la prigionia”.

La posizione giapponese

Il Giappone riconosce con difficoltà alcuni dei crimini commessi dai propri soldati durante la Seconda Guerra Mondiale e nel periodo immediatamente precedente: solo nel 1993, infatti, il governo di Tokio ha ammesso le responsabilità dell'esercito imperiale nella gestione dei bordelli di guerra in cui furono schiavizzate e violentante migliaia di donne.

La risposta di San Francisco

Alla rottura del gemellaggio comunicata dal sindaco di Osaka, ha risposto con una nota il suo omologo statunitense, London Breed: “Un sindaco non può terminare unilateralmente una relazione che esiste tra le nostre due città, in particolare una che esiste da oltre 60 anni”. Il sindaco di San Francisco ha rivendicato il significato del monumento che “è un simbolo della lotta affrontata da tutte le donne che sono state, e sono attualmente, costrette a sopportare gli orrori di schiavitù e traffico sessuale. ” Breed ha concluso il comunicato, dicendo: “Queste vittime meritano il nostro rispetto e questo memoriale ci ricorda tutti gli eventi e le lezioni che non dobbiamo mai dimenticare”.