Roma, esplorando la Domus Aurea con gli occhi di Nerone: l’epopea della villa rivive in 3D

Un incidente, un capitombolo, un caso: come spesso accade, è una circostanza fortunata a innescare le grandi scoperte. Non ha fatto eccezione, in questo senso, la Domus Aurea di Nerone, la mastodontica villa urbana dell’imperatore compresa tra i colli Palatino ed Esquilino, rinvenuta nel 1480, in pieno XV secolo, da un giovane abitante di Roma, il quale precipitò accidentalmente in una grotta sotterranea, scoprendovi misteriosi affreschi realizzati secondo lo stile che, di lì a poco, verrà identificato col nome di “grottesche”. Prima che i più grandi artisti dell’epoca (e successive) iniziassero le loro esplorazioni all’interno della strana caverna, non ci si era ancora resi conto di avere a che fare con una delle più maestose domus dell’età imperiale, tra l’altro, in un primo momento, attribuita al sovrano Tito.

Uno sguardo sulla Domus

L’apertura del varco favorì, via via, il contatto con l’aria umida, con conseguente logoramento degli affreschi presenti: la Domus di colle Oppio, tuttavia, era già diventata una tappa obbligata delle più illustri figure del Rinascimento, intente a studiare e riprodurre quelle antiche decorazioni, in parte riportando in voga la decorazione “a grottesca”. Tuttavia, né i grandi maestri del ‘500, né tantomeno coloro vissuti nei secoli successivi, hanno avuto la possibilità di avere una visione perlomeno indicativa di come la villa neroniana dovesse apparire all’epoca nella quale l’imperatore vi si stabilì, poco dopo il grande incendio del 64 d.C. Una possibilità che, a quasi duemila anni di distanza, è ora alla portata di turisti e appassionati, supportati dagli innumerevoli e accurati percorsi di studio e dalle immense possibilità delle nuove tecnologie. Grazie a un progetto coordinato e curato dall’architetto Stefano Borghini e dall’archeologo Alessandro D’Alessio, i fasti antichi della Domus saranno finalmente visibili, a partire dal 4 febbraio, attraverso una sofisticata apparecchiatura 3D.

Visori stereoscopici

Dagli affreschi delle altissime volte alle decorazioni delle varie stanze, tutte le caratteristiche originali della villa verranno mostrate al pubblico con straordinari visori stereoscopici (posizionati in 25 postazioni hi-tec): un meraviglioso salto temporale, in grado di abbattere l’opacità della terra soprastante (Traiano utilizzò la Domus come fondamenta per le sue terme) e restituire i sapienti giochi di luce realizzati dagli architetti imperiali, illuminando marmi, statue e rifiniture così come ai tempi di Nerone: “Il progetto – ha spiegato l’archeologo D’Alessio – verte sulla messa in sicurezza del monumento agendo sia all’interno, sia sul parco del Colle Oppio, circa sedicimila metri quadrati ricoperti attualmente da grandi alberi le cui radici portano umidità e acqua nella struttura della Domus Aurea, che saranno sostituiti da un giardino più leggero e interamente impermeabilizzato”. La prima parte di un imponente (e pluriennale) progetto di valorizzazione e riqualificazione di uno tra i più affascinanti e inaccessibili (almeno finora) monumenti della Capitale.