Oltretevere, quel filo diretto tra Quirinale e Vaticano

Nemmeno 3 km separano la Basilica di San Pietro da Palazzo del Quirinale. Questo rende evidente l'eccezionalità di Roma: una città in due Capi di Stato sono quasi “vicini di casa”. Nel suo “Oltretevere” (Edizioni Piemme) Alessandro Acciavatti ha raccontato la storia delle relazioni di questi due speciali dirimpettai a partire dal 1946, l'anno della transizione dalla monarchia alla repubblica.

Tra Papi e Presidenti

Dodici Presidenti e sette Pontefici, 72 anni (il libro è del 2018) di incontri ufficiali, scambi di messaggi e reciproche cortesi. Di pagina in pagina, con il passare degli anni ricostruiti, il lettore diventa testimone di una sorte di processo di umanizzazione della figura del Pontefice: questo comporta anche uno snellimento del tradizionale cerimoniale previsto per le visite e l'instaurazione di rapporti sempre più confidenziali tra le due autorità. L'opera di Acciavatti documenta il rapporto privilegiato che lega la Santa Sede alla Repubblica Italiana. E' significativo il fatto che il primo atto di rilevanza internazionale compiuto da ogni Presidente appena eletto è quello di recarsi in Vaticano.

La doppia natura dell'incarico

Alla visita del monarchico Enrico De Nicola, primo inquilino del Quirinale (ma su questo punto si trova un'importante e poco conosciuta precisazione nel libro) Pio XII attribuì un valore politico, leggendovi la garanzia che la neonata Repubblica non avrebbe toccato i Patti Lateranensi. Il Papa è il Capo di uno Stato estero ma anche un leader religioso: questa duplice natura ha fatto sì che i Presidenti si siano trovati spesso di fronte al dilemma se – in quanto fedeli – inginocchiarsi al suo cospetto o – in virtù del ruolo istituzionale ricoperto – rimanere in piedi. Nei primi decenni del Dopoguerra quest'aspetto fu spesso messo nel mirino degli organi più tradizionalmente anticlericali e suggerì ai suoi successori di limitarsi ad un cenno rispettoso del capo.

L'amicizia

L'avvento di Giovanni XXIII al Soglio Pontificio “accorciò” le distanze durante le cerimonie ufficiali. Lo si vede, ad esempio, nella partecipazione del Papa al lutto di Saragat quando morì la moglie, cattolica osservante a differenza sua. Scorrendo le pagine di “Oltretevere” emerge l'attenzione speciale riservata da Paolo VI all'Italia e il suo interesse per le questioni più difficili che la politica si trovò ad affrontare negli anni del suo Pontificato. Papa Luciani non fece in tempo ad incontrare nessun Presidente della Repubblica, mentre di Giovanni Paolo II vengono ricostruite le tappe della bella amicizia che lo legò sia a Sandro Pertini che a Francesco Cossiga. Quest'ultimo, poi, da cattolico praticante non omise mai di citare Dio nei suoi discorsi di fine anno.

Il contributo di Benedetto XVI

Il “Picconatore” stimò e fu amico, ricambiato, anche del Successore del Santo polacco, quel Benedetto XVI che al libro di Acciavatti ha regalato una “perla” preziosissima: una memoria scritta in cui racconta dei suoi incontri e delle sue vacanze insieme a Cossiga e parla del rapporto con Giorgio Napolitano, di cui scrive: “Era evidente che la sua idea del Partito comunista aveva una forma diversa rispetto a come noi conoscevamo quel fenomeno sulla base della storia tedesca. Senza dubbio egli ben presto ha percorso strade per la chiarificazione delle sue idee politiche che lo hanno condotto a un incontro profondo con la tradizione giuridica cristiana”. Nota particolare: il Papa Emerito spende parole di elogio anche per Giulio Andreotti. Un riconoscimento doppiamente importante se si tiene conto che il tema del libro verte soltanto sui Presidenti della Repubblica. Del sette volte Presidente del consiglio, Ratzinger dice di aver ammirato la forza d'animo con cui affrontò i processi. In “Oltretevere” si rivive la vivacità e giovialità portata negli incontri ufficiali da Carlo Azeglio Ciampi e sua moglie negli anni presidenziali e si arriva fino ai giorni nostri, con Papa Francesco e Sergio Mattarella. Se si fa eccezione per alcuni giudizi espressi sui fatti della politica recente e non, l'opera è un affresco interessante sulla storia delle relazioni tra Quirinale e Vaticano.