Lorenzo Baglioni: “Didattica e tecnologia in disaccordo? Ecco perché no”

Scuola e tecnologia, un binomio di cui si è discusso parecchio negli ultimi tempi, nell'atavico dubbio se sia o meno indicato, per le generazioni più giovani, fare uso della tecnologia – che solitamente impiega larga parte della loro giornata per fini differenti – nell'ambito della quotidianità scolastica, magari accanto ai tradizionali metodi didattici. Un tema dibattuto ma, forse, perché divisivo in sé, tra chi ritiene necessario preservare le tecniche d'insegnamento (e di apprendimento) standard e chi mostra apertura e interesse verso le possibilità offerte dagli strumenti d'avanguardia tech. D'altronde, del progressivo sviluppo informatico la società (e quindi anche la scuola) deve tenere conto, cercando di bilanciare tradizione e innovazione affinché l'insegnamento risulti efficace e al passo coi tempi, magari cercando anche di rivalutare qualche materia meno “popolare”. Lorenzo Baglioni è un cantautore, un musicista e attore, ma anche un insegnante capace di riprodurre in note musicali (persino a Sanremo) temi decisamente ostici per i giovani allievi come Il congiuntivo Le leggi di Keplero. Vere e proprie lezioni in musica, così come le spiegherebbe un prof (anzi, Bella prof!, dal nome del suo album/progetto), solo in versione boy band. Una provocazione, certo, ma anche un modo per dire che nulla è refrattario al cambiamento, nemmeno i programmi didattici. D'altronde, è davvero un incontro così complicato quello fra istruzione e mezzi 2.0?

 

Lorenzo Baglioni, il mondo della scuola deve oggi tenere conto degli sviluppi tecnologici propri della contemporaneità… Ritiene che per le generazioni più giovani sia consigliabile affiancare ai tradizionali metodi di insegnamento anche esperienze didattiche che prendano in considerazione mezzi e strumenti a loro disposizione nella sfera della quotidianità?
“Questo tema mi trova pienamente d’accordo. È una cosa che racconto sempre anche io. Credo che proprio perché il mondo intorno a noi, grazie all’impulso incredibile che la tecnologia sta avendo, sta cambiando a un ritmo veramente alto, il mondo della didattica non può rimanere ancorato a degli schemi che ormai rischiano di essere obsoleti. Quindi deve cercare di stare al passo con i tempi, quindi cercando anche di integrare nel processo formativo tutti questi nuovi strumenti che stanno venendo fuori. Io con il mio progetto Bella prof!, che è stato sia televisivo su Sky Uno che un tour nei teatri, provo a raccontare a mò di provocazione un modo alternativo di raccontare la scuola, le nozioni didattiche cantando. Ovviamente non penso che quello sia il modo però è un messaggio per dire che tutti devono provare a trovare il proprio mezzo di comunicazione”.

Nella recente riforma della Maturità ha fatto notizia il ritorno del tema storico, solitamente una delle tracce meno ambite dai ragazzi. Una scelta che potrebbe contribuire a rinnovare anche il metodo di insegnamento della materia?
“È interessante che la storia non sia una materia apprezzata quanto potrebbe, visto che effettivamente racconta delle cose estremamente interessanti e soprattutto reali. E la verità, secondo me, è già un ottimo motivo per appassionarsi alla materia. E poi anche un ottimo strumento per guardare il presente e cercare di capire, di analizzare il nostro futuro. Io sono un grande fan di Alessandro Barbero che racconta bene quanto sia importante insegnare in maniera interessante la storia, cercando di legarsi non necessariamente agli eventi incredibilmente grandi ma cercare di far vivere ai ragazzi, attraverso le cose più piccole, la quotidianità di quei momenti. Quindi sicuramente si può, se la storia effettivamente riportate nelle statistiche una delle materie più snobbate, sicuramente provare a insegnarla meglio”.

In questo senso, una disciplina solitamente considerata “rigida” nella sua impostazione, potrebbe rientrare anche'essa nell'innovazione dei metodi didattici?
“Io credo che non ci siano materie ostili al cambiamento didattico. Anzi, le materie che indicate come più rigide siano quelle in cui è più interessante trovare dei nuovi metodi didattici per cercare di veicolarle a tutti in una maniera sempre più efficace”.

Musica ed educazione vanno oggi a passo quasi combinato, in quanto la musica entra in gran parte della quotidianità dei ragazzi, in modi forse diversi rispetto al passato. In questo senso, vicino a esperienze musicali di positiva influenza, può esserci il rischio anche di qualche esempio negativo?
“Penso che il rischio delle derive negative ci possa essere in qualunque cosa. Più il mezzo di comunicazione è potente o più efficace e più potrebbero esserci dei rischi. Mi viene in mente il web prima ancora di parlare di musica, quanto è una rivoluzione incredibilmente efficace e quanti sono i rischi che si nascondono dietro questa grande conquista dell’umanità. La musica è un veicolo di comunicazione che raggiunge con grande intensità tantissimi ragazzi, che magari sono più plasmabili, più impressionabili dai testi di alcune canzoni, potrebbero trarre degli insegnamenti negativi. Però non credo che ci sia in Italia un problema di questo tipo”.

A proposito di web, qual è il ruolo giocato dai social nello sviluppo del pensiero dei giovani? In che modo il contributo delle piattaforme online può essere veicolato in modo coerente per far sì che non venga abusato?
“Io penso a Wikipedia, che credo sia uno dei frutti migliori dell’azione dell’uomo. Un raccoglitore di conoscenza, di sapere, di informazioni che vengono dalla generosità delle persone, perché tutti posso ampliare questa enciclopedia virtuale, che ha trovato un modo di essere estremamente accurata, tant’è che anche in ambito scientifico – io ho studiato matematica e fatto ricerca per alcuni anni – si va a consultare Wikipedia, perché è una fonte ormai attendibile. Questo ti fa capire quanto la tecnologia può essere sana e utile per la didattica, per la conoscenza, per il sapere e l’informazione. Quindi non esiterei un attimo a dire che la tecnologia può e deve essere un coadiuvante del processo educativo e di apprendimento dei ragazzi. Non vedo come la tecnologia possa ostacolare la cultura. Anzi, secondo me è uno strumento che se usato bene può facilitare l’apprendimento. Pensiamo a quello che la tecnologia ha fatto per la ricerca scientifica: l’accesso a tutti gli articoli scientifici che si vuole. Come si può pensare che la tecnologia sia un ostacolo per l’accrescimento del sapere e della cultura?”.