La necessità di una memoria condivisa per l'Italia

Cosa hanno in comune la vittoria dell'esercito italiano a Vittorio Veneto, nel 1918, la violenta persecuzione degli ebrei, durante la seconda guerra mondiale, e la tragedia delle foibe, proseguita sul confine nord-orientale italiano anche dopo la fine delle ostilità nel 1945? Tutti e tre gli eventi custodiscono il valore della memoria e sono ricchi di connessioni con l'attualità. Ma non solo. Ad accomunarli c'è anche un filo rosso che disegna il concetto di unità nazionale italiana.

Se ne è parlato alla Camera dei Deputati ieri, 29 gennaio, nel corso della convegno Memoria, Ricordo e Vittoria. L’Italia d’oggi e i conti con la propria storia. All'evento, organizzato dal Centro Studi Machiavelli insieme a Nazione Futura e in collaborazione con l'agenzia Diario del Web, hanno partecipato come relatori il Gen. C.A. (aus.) Giorgio Battisti, il Prof. Claudio Siniscalchi (ISGAP – Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy) e Oliviero Zoia (già dirigente dell’associazione degli esuli giuliano-dalmati). I lavori sono stati introdotti da Dario Citati (Centro Studi Machiavelli) e Francesco Giubilei (Nazione Futura).

Il gen. Battisti ha posto l'accento, coniugando la conoscenza dello storico al piglio dell'uomo d'armi, sull'importanza che ha assunto nella storia d'Italia la resistenza del Piave dell'Esercito italiano e la Vittoria contro gli austro-ungarici a Vittorio Veneto. L'episodio, benché poco considerato da un certo filone storiografico spiccatamente anti-militarista, è servito a fare da amalgama di un popolo, quello italiano, ancora nei primi anni del Novecento incapace di sentirsi unito. Nella Grande Guerra, è stato sottolineato, combatterono con onore anche diversi soldati ebrei tra le fila dell'Esercito italiano.

Proprio l'odio verso gli ebrei, culminato con le leggi razziali, è stato il tema affrontato dal prof. Siniscalchi. Questi ha sottolineato come il sentimento antisemita, storicamente, non sia mai appartenuto – a parte qualche minoritario segmento – al popolo italiano né, in una prima fase, al regime fascista. Tuttavia, una svolta totalitaria del fascismo lo portò a seguire l'esempio folle della Germania nazista. La tragedia della persecuzione e dell'eccidio della popolazione ebraica, pertanto, colpì anche il nostro Paese. Oggi – ha rilevato il prof. Siniscalchi – l'antisemitismo assume nuove forme, attualizzate, che si esprimono anche attraverso l'antisionismo.

Un popolo che ha subito una dura persecuzione è anche quello istriano e giuliano-dalmata, vittima delle foibe e della diaspora dopo l'occupazione di quelle terre italiane da parte delle truppe comuniste iugoslave. L'intervento di Oliviero Zoia, figlio di esuli istriani, è stato denso di commozione nel ricordo della sofferenza vissuta dal suo popolo e dall'oblio in cui questa tragedia è stata gettata per circa sessant'anni dall'Italia. Solo nel 2004, con l'istituzione per via parlamentare del Giorno del ricordo, una breccia su quegli avvenimenti storici è stata finalmente aperta.

Ed è proprio la visione condivisa e unitaria sul passato nazionale, secondo la posizione degli organizzatori, che l'Italia dovrebbe trovare, senza farsi sviare dalle faziosità ideologiche e abbandonando certe posizioni pregiudizialmente anti-nazionali. “Una memoria condivisa – affermano – richiede la sottolineatura delle colpe del regime fascista, quali le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei, ma pure la critica all'atteggiamento che la Sinistra ha avuto verso il tema delle foibe, dapprima con l'ostilità verso gli esuli, poi con un perdurante negazionismo o giustificazionismo. In tema di antisemitismo – concludono gli organizzatori – occorre focalizzare l'attenzione sulla sua diffusione in seno alle comunità musulmane in Europa, più che in gruppuscoli di estrema destra iper-mediatizzati ma in realtà ben poco rappresentati nella società”.