Il comico e don Oreste

E'un volto noto della televisione italia, lanciato da Zelig ma ormai da anni catapultato dalla Romagna (di cui mantiene lo spirito goliardico e l'inconfondibile accento) ai teatri di tutta Italia. Stiamo parlando di Paolo Cevoli, “l'imprenditore – come lui stesso ama definirsi – con l'hobby del cabaret” che prende “la vita alla leggera”, ma non superficialmente. A pochi giorni dal debutto della sua ultima fatica teatrale, intitolata “La Sagra Famiglia”, In Terris lo ha intervistato su comicità, carcerati e … don Oreste Benzi di cui, a sorpresa, è stato allievo al liceo.

Di cosa tratta il suo ultimo lavoro teatrale “La Sagra Famiglia”?
“Io sono un comico e il mio scopo è far ridere dicendo cose serie senza prendersi troppo sul serio. 'La Sagra Famiglia' è prima di tutto uno spettacolo comico che parla in modo simpatico del rapporto genitori-figli partendo delle mie famiglie, sia quella d'origine sia quella attuale – formata da me, mia moglie e i nostri due figli – e paragonandola a quella dei classici, quali l'Odissea, l'Iliade, Edipo fino ad arrivare alla Bibbia, a Dio, alla 'Sacra famiglia', quella di Gesù, Giuseppe e Maria. Il nome 'Sagra' (come la festa paesana) è volutamente un gioco di parole che indica sia il divertimento, sia la sacralità, elementi che dovrebbero sempre coesistere in una famiglia”.

Quando e come ha iniziato a fare il comico?
“Ho iniziato per caso, mentre facevo tutt'altro: sono figlio di albergatori e mi occupo di ristorazione. Me lo aveva proposto uno degli autori di Zelig nel 2002, quasi per gioco; poi ci ho preso gusto, ho iniziato a fare teatro e sono diventato 'l'imprenditore con l'hobby del cabaret' che sono oggi. Ho appena iniziato il tour de 'La Sagra Famiglia' regia di Daniele Sala, che girerà in numerosi teatri italiani per i prossimi due anni”, ecco qui tutte le date“.

Il suo precedente spettacolo si intitola “La Bibbia”: qual è il suo rapporto con il sacro? 
“E' un rapporto presente e vivo, sia per educazione (la mia famiglia è cattolica praticante) sia per la mia storia personale”.

Lo scorso agosto ha presentato al meeting di Rimini il progetto Cec – Comunità Educante con i Carcerati – promosso dalla Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. Come ha conosciuto la Comunità Papa Giovanni?
“Tramite mio fratello che vive a Riccione (io attualmente vivo Bologna) che un giorno mi ha raccontato del suo incontro con Giorgio Pieri (referente del progetto Cec, ndr) e mi ha detto che dovevo assolutamente andare a conoscerlo perché sono persone 'forti', che fanno del bene. Così ci siamo conosciuti e da lì è iniziata un'amicizia e un progetto artistico che uscirà sul web, intitolato 'capriole', storie di fallimenti e di rinascite”.

Come quelle compiute dai ragazzi che hanno vissuto il programma Comunità Educante con i Carcerati. Lei cosa pensa del Cec?
“Penso che sia un'idea formidabile, pratica, nello spirito di don Oreste, che era sempre molto pratico, da prete romagnolo. Come diceva lui, le cose belle sono quelle che prima si fanno e poi si pensano”.

Ha avuto esperienze dirette con carcerati o ex detenuti?
“Sì, ho fatto numerosi incontri, accompagnato da Giorgio, a casa Betania (la prima casa di accoglienza per detenuti in pena alternativa della Papa Giovanni XXIII, aperta nel 2004 a Coriano, in provincia di Rimini ndr) e in altre realtà del Cec. Lì ho ascoltato diverse testimonianze; mi ha colpito molto la storia di Daniele, 24 anni, in carcere per estorsione e rapina a mano armata che grazie al progetto ha ricostruito la sua vita e adesso dà una mano per il recupero degli altri detenuti. Daniele è uno dei quattro ragazzi che hanno portato la propria testimonianza all'ultimo meeting di Rimini, che io ho presentato”.

Quale valore aggiunto può portare la comicità alla società?
“Oddio, questo non lo so! (ride); ridere, per quel che mi riguarda, è un bel modo di vivere la vita, per non dargli troppo peso, come diceva G.K. Chesterton (scrittore inglese noto per aver creato il personaggio di padre Brown ndr): 'Gli angeli volano perché si prendono alla leggera'”.

Ha conosciuto don Oreste?
“Sì, don Oreste è stato il mio insegnante di religione al Liceo scientifico. Sono stato molto contento che don Oreste, che non ho più rincontrato da adulto prima che morisse nel 2007, mi abbia permesso, da lassù, di incontrare e conoscere i suoi 'figli' della Comunità Papa Giovanni”.

Che ricordo ha di lui?
“Ho un ricordo vivissimo. Un prete scomodo, anzi scomodissimo, che ti sfidava sempre. Mi ha sempre molto colpito, perché ti obbligava a prendere posizione, un po' come faceva Gesù che 'odiava i tiepidi' e spingeva le persone a scegliere apertamente da che parte stare, senza compromessi”.