I macchiaioli sbarcano a New York

Oggi i Macchiaioli sono in mostra a New York, a quasi trent’anni dal loro ultimo viaggio oltre oceano. Marco Bertoli, lo storico dell’arte ideatore e organizzatore dell’evento, ne spiega i motivi: “I decenni dalla metà dell’Ottocento al primo Novecento sono stati finora un ‘buco nero’, un periodo dimenticato nella comprensione dell’arte italiana su questa sponda dell’Atlantico”. “L’obiettivo – prosegue – è quello di far giustizia a un’epoca contrassegnata dal fiorire delle scuole d’arte e da straordinari artisti che hanno fatto da precursori a tanti protagonisti del ventesimo secolo”.

Nonostante l’eccezionale lavoro svolto, l’arte dei Macchiaioli, in patria, non venne subito recepita positivamente: lo stesso nome del movimento, infatti, venne usato nel 1862 per la prima volta, su un articolo della Gazzetta del Popolo di Torino, in senso spregiativo.

Il gruppo di pittori – che diede vita al movimento a cavallo tra l’800 e il ‘900 – si riuniva al Caffè Michelangelo a Firenze,  attorno al critico Diego Martelli. L’arte di questi pittori consisteva “nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero, col mezzo di macchie di colori chiari e di colori scuri”, opponendosi all’ideale romantico e neoclassico del tempo. Artisti del calibro di Giovanni Fattori, Serafino De Tivoli, Cristiano Banti, Vito D’Ancona, Silvestro Lega, Telemaco Signorini si incontravano al Caffè nella piazza fiorentina, per discutere di arte e di estetica.

La mostra, che vede la presenza di 24 tele provenienti da collezioni private, vuole esprimere la centralità dell’ambiente toscano nella produzione di questi artisti. L’esposizione si svolge all’Istituto Italiano di Cultura di Manhattan, i cui locali sono stati appositamente riarredati con divani e tappeti, messi a disposizione dagli sponsor. “Per chi come me è cresciuta in Toscana”, ha osservato Natalia Quintavalle, console generale d’Italia a New York e “reggente” dell’Istituto in attesa della nomina del nuovo direttore, “nomi come Fattori, Lega, Signorini sono familiari. I quadri di artisti minori che si erano ispirati a loro, erano appesi nelle case dei nostri nonni”. È un piccolo viaggio in quella Toscana di un tempo, accompagnata dai ricordi delle guerre di Indipendenza, a cui i pittori della Macchia parteciparono in prima linea, da Solferino a Magenta.