Dopo 950 anni l'arazzo di Bayeux potrebbe lasciare la Francia

Dopo oltre nove secoli. l'Eliseo conferma la disponibilità della Francia a prestare il celebre Arazzo di Bayeux alla Gran Bretagna, ma “non prima del 2020”. Un'iniziativa che rientrerà in un programma di scambi di opere d'arte annunciato dal presidente francese, Emmanuel Macron, e dalla premier britannica, Theresa May, nel corso del summit anglo-francese svolto nel Berkshire

Precedenza al restauro

“Questo prestito è stato preso in considerazione perché ci saranno dei lavori di restauro del Museo di Bayeux per alcuni mesi“, fanno sapere lo staff di Macron, precisando però che “non sarà possibile fino al 2020 perché è un'opera del patrimonio estremamente fragile che sarà oggetto di importanti lavori di restauro prima di qualsiasi trasporto“.   

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L'arazzo di Bayeux

Realizzato nell'abbazia di Sant'Agostino a Canterbury nella seconda metà dell'XI secolo, l'opera, lunga 68,30 metri, descrive per immagini gli avvenimenti chiave della conquista normanna dell'Inghilterra del 1066, come la battaglia di Hastings. L'arazzo è in esposizione permanente al museo di Bayeux, in Normandia, ed è stato trasferito nel corso degli anni in rarissime circostanze. Tesoro storico francese, l'arazzo di Bayeux è dal 2007 patrimonio dell'Unesco.

A dispetto del nome, non è un vero e proprio arazzo, bensì un tessuto ricamato; come già accennato, descrive per immagini gli avvenimenti principali relativi alla conquista normanna dell'Inghilterra del 1066. Circa la metà delle immagini, inoltre, rappresenta fatti precedenti l'invasione stessa. Benché apparentemente favorevole a Guglielmo il Conquistatore al punto da essere considerato talvolta un'opera di propaganda, in realtà la sua finalità è l'affermazione della legittimità del dominio normanno in Inghilterra. L'arazzo si prefigge come obiettivo di creare una convivenza pacifica tra normanni ed anglosassoni: ne è la prova che, a differenza di altre fonti dello stesso periodo, l'opera legge in chiave positiva Aroldo, elogiato per la sua vicinanza e intimità con il santo e re Edoardo, per il suo status aristocratico e signorile e il suo valore, riconosciuto dallo stesso Guglielmo. In altre parole, rappresenta i vari settori del regno anglo-normanno che cercano di elaborare il trauma conseguente all'invasione, di sanare i conflitti e di avviare un'integrazione tra normanni e inglesi.