Bologna, in mostra: “Fogli Barocchi. Disegni bolognesi tra Seicento e Settecento”

Malefici

Con l’arrivo dell’autunno la Galleria Maurizio Nobile di Bologna celebra l’arte dell’antichissima città universitaria con una mostra dedicata al disegno: “Fogli Barocchi. Disegni bolognesi tra Seicento e Settecento”. La mostra, a cura di Marco Riccòmini, apre oggi al pubblico e rimane aperta fino al 23 dicembre 2016. Ripercorrendo la felice stagione del disegno del Barocco bolognese, la mostra presenterà una ricca selezione di circa 30 disegni dei più famosi ed importanti pittori che hanno lavorato nel panorama bolognese tra Seicento e Settecento. Attraverso un’attenta e lunga ricerca storiografica e critica saranno proposti al pubblico disegni inediti e scoperte interessanti, oltre ad opere e lavori già noti agli studi.

Con il Seicento e in particolare con l’ascesa dei Carracci, si legge nel comunicato stampa, si inaugura a Bologna una grande stagione di riforma dell’arte che restituisce al disegno una posizione di centralità nella creazione artistica. Il disegno diventa non solo un esercizio per perfezionare la mano dell’artista, non solo un mezzo con cui lasciare sulla carta una prima idea dell’opera, ma anche un mezzo d’indagine e di comprensione della realtà.

Tra gli eredi di questo approccio c’è sicuramente Giovanni Francesco Barbieri noto come il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1622). In mostra sarà esposto un suo disegno raffigurante un Vecchio ritratto a mezzo busto. Se una parte della produzione grafica dell’artista documenta un vivo interesse per i temi e i soggetti anche più umili della realtà quotidiana indagata in presa diretta dal vero, mai il Guercino appare così crudamente indagatore della realtà umana. Per carica emotiva e introspettiva che emana la figura questo disegno è accostabile a un vero e proprio ritratto. La realizzazione di un disegno aveva naturalmente anche lo scopo di preparare l’opera pittorica finale. È questo il caso di due fogli di grande formato, presenti in mostra, di due importanti protagonisti dell’arte bolognese dai temperamenti molto diversi tra loro, a cavallo tra i due secoli: Marcantonio Franceschini (Bologna 1648 – 1729) e Francesco Monti (Bologna 1685 – Brescia 1768).

Primo allievo del Cignani, lavorò lungamente con il maestro e con Quaini che divenne poi suo inseparabile aiutante, soprattutto a partire dagli anni ‘70 quando la sua fama gli procurò importanti commissioni anche dall’estero e fu “corteggiato” da molti sovrani europei. Agli anni ‘90 risalgono i primi incarichi per il principe Adamo Giovanni di Liechtenstein. Proprio per una delle tele del suo palazzo di Rorhau nei pressi di Vienna è preparatorio il foglio, in mostra, raffigurante il Trionfo di Flora e Zefiro. Questo e altri dipinti furono eseguiti in sostituzione della decorazione ad affresco, richiesta in prima istanza, e che non fu possibile realizzare per l’ostinato rifiuto del Franceschini di trasferirsi a Vienna.

Francesco Monti fu allievo di Sigismondo Caula a Modena e nel 1703 entrò nello studio di Gian Gioseffo Dal Sole, che allora rappresentava l’erede della lezione carraccesca contro l’accademismo di Marcantonio Franceschini. Nella sua bottega poté conoscere il giovane Donato Creti, avvicinandosi così alla tendenza più aggiornata della cultura pittorica felsinea, quella di Giuseppe Maria Crespi e Antonio Gionima. Il disegno in mostra rappresenta l’incontro di Cristo con la Samaritana al Pozzo, tradotto in pittura, con alcune varianti rispetto alla prova grafica, nel dipinto oggi conservato alla Galleria Estense di Modena.

Non mancano due fogli di Donati Creti, detto il Ragazzino (Cremona 1671 – Bologna 1749). Il primo, con la Testa di vecchio barbuto di profilo, è cosa giovanile e di forte carattere, sebbene si tratti, come spesso accade, di una testa ideale. L’altro è uno splendido Ecce Homo, legato in qualche maniera ai suoi fogli eseguiti al tempo del restauro dell’affresco di Ludovico Carracci nell’Oratorio dei Filippini a Bologna (1731). A questi si affiancano due disegni di Domenico Maria Fratta (Bologna 1696 – 1763), di Creti forse il miglior allievo, assai dotato sia nell’incisione sia nel disegno. Il primo è di soggetto tassesco; l’altro, con un Paesaggio arcadico, imita nello stile e nel soggetto i fogli sognanti del suo maestro.

La mostra – conclude il comunicato – presenterà un’assoluta novità: “strizzando l’occhio” alle grandi manifestazioni internazionali come il Salon du Dessin di Parigi, la galleria Maurizio Nobile allestirà una stanza dedicata ai disegni anonimi. L’iniziativa permette di esporre opere bellissime, ma che ancora non hanno trovato un autore.
L’idea è quella di stimolare l’interesse dei collezionisti, conoscitori, giovani studiosi e storici dell’arte, solleticando la curiosità e l’insaziabile passione di chi ama e apprezza l’arte.
La mostra sarà corredata di un catalogo a cura di Marco Riccòmini.