Benigni e i 10 comandamenti: “Solo un miracolo può salvare l’Italia”

L’Italia stordita dal polverone di Mafia capitale, dalla criminalità e dalla politica corrotta è stata raccontata da Roberto Benigni che, come solo lui sa fare, ha ironizzato sul presente e il futuro del nostro Paese nel suo programma “I Dieci Comandamenti” andato in onda ieri sera su Rai1. “Il tema doveva essere la Bibbia, invece mi tocca parlare di Rebibbia. Sono felice di essere a Roma, di vedervi tutti a piede libero: con l’aria che tira – continua il comico – siete gli unici in tutta la città, abbiamo fatto fatica a trovare tutte le persone incensurate”. Poi, rivolgendosi al Palastudio di Cinecittà ha detto: “Abbiamo avuto il permesso dalla Rai, della questura, della Banda della Magliana… possiamo cominciare”.

Questo caos profondo ha dato tantissimi spunti al premio Oscar toscano: “Politici, consiglieri, imprenditori hanno fatto in modo di violare tutti e dieci i Comandamenti, forse perché sapevano che stavo arrivando, mi vogliono bene. Stanno arrestando tutti, stasera arrivare qui è stata un’impresa, abbiamo dovuto evitare due o tre retate”. La capitale d’Italia, comunque, “rimane la più bella città del mondo, sotto Natale poi, con gli addobbi, le decorazioni: ce ne sono tantissime, specialmente quelle bianche e blu lampeggianti che hanno messo sopra le macchine per farle vedere meglio, con quei suoni tipo cornamuse. In Campidoglio è pieno”. La satira di Benigni colpisce sempre il centro del bersaglio e i politici sono i suoi candidati preferiti: “si sono giustificati dicendo: ho sbagliato a scegliere collaboratori che sembravano insospettabili, persone perbene… Eppure i soprannomi erano il ‘carognone’, il ‘porco’, il ‘cecato’. Anche Matteo Renzi non scampa a qualche battuta: “Solo un miracolo ci può salvare, perciò Renzi è andato in Vaticano a cercare spunti per la riforma elettorale. Alle elezioni chi vince governa a vita senza opposizione: ecco, invece dell’Italicum, vorrebbe il Vaticanum”.

Poi il comico allarga il discorso a Dio e cita anche Mosè definendolo un “extracomunitario ricercato”: “I Dieci Comandamenti sono l’evento centrale di tutta la storia biblica, semplicissimi e vertiginosi. Sono comandi, regole, leggi che hanno a che fare con i sentimenti, l’amore, la bontà, la fedeltà. Il Dio liberatore, che ci insegna come dalla legge venga la libertà e dalla libertà l’amore, il Dio geloso, che ci vuole tutto per sé. Mi sembra di sentirlo: Robertino, dimmi la verità, non è che hai visto Buddha ieri sera?. Il Dio implacabile, che ci vieta di inginocchiarci davanti agli idoli, perché gli idoli addormentano, il divino inquieta, il Dio tenero che ci insegna come anche gli animali siano il nostro prossimo. C’è la consapevolezza che in 3500 anni di storia sono state combattute più guerre in nome di Dio che per qualsiasi altra cosa, e questa è la più grande bestemmia, e l’Isis che usa il nome di Dio per terrorizzare gli uomini, ma questo è un delirio di dio, è un inno alla morte”.

In ultimo Benigni invita a riflettere sul silenzio in un mondo frastornato e troppo veloce per essere compreso a pieno: “ Il senso del tutto è nel silenzio. Pensate oggi quanto ce ne sarebbe bisogno: siamo tutti sempre connessi con tutto il mondo, ma disconnessi con noi stessi. Nessuno ha più il coraggio di rimanere da solo con se stesso. Ma i Comandamenti ci dicono di fermarci: siamo andati talmente di corsa con il corpo, che la nostra anima è rimasta indietro. Fermiamoci – conclude Benigni – altrimenti l’anima ce la perdiamo per sempre”.