ANALIZZATO PER LA PRIMA VOLTA IL DNA DI UN FENICIO

“Carthago delenda est” (“Cartagine dev’essere distrutta”) diceva Marco Porcio Catone detto “il censore” al termine di ogni suo discorso al Senato romano. Dopo oltre 2300 anni, la scienza ha riportato in vita – a livello culturale – l’antico fenicio proprio grazie all’analisi di frammenti di Dna rinvenuti nella colonia africana. Si tratta di un giovane uomo vissuto a Cartagine più di 2.500 anni fa, i cui resti sono stati ritrovati nel 1994 in Tunisia sulla collina di Byrsa. L’analisi del suo genoma mitocondriale (ereditabile esclusivamente dalla madre) ha rivelato che la famiglia materna potrebbe essere di origine europea, forse proveniente dalla penisola iberica.

Lo studio è stato svolto dai ricercatori neozelandesi dell’Università di Otago ed è stato pubblicato sulla rivista Plos One. Dal sequenziamento del Dna mitocondriale del “giovane di Byrsa” – come è stato rinominato il giovane fenicio – è emersa la sua discendenza da un particolare gruppo genetico (identificato con la sigla U5b2c1) che è tra i più antichi d’Europa, probabilmente legato alle prime popolazioni di cacciatori-raccoglitori del Vecchio Continente. “Oggi è molto raro nelle popolazioni moderne – spiega l’antropologa Lisa Matisoo-Smith – e si ritrova in meno dell’1% degli europei”.

Dato che gli antichi fenici erano originari di una regione del Medio Oriente corrispondente all’attuale Libano, i ricercatori avevano inizialmente provato ad analizzare il Dna mitocondriale di 47 libanesi moderni, ma non avevano trovato alcuna traccia del gruppo genetico tanto raro. Gene precedentemente rinvenuto nei resti degli antichi cacciatori-raccoglitori nel sito archeologico nel Nord-Ovest della Spagna. “Mentre i cacciatori e raccoglitori europei venivano spazzati via dall’arrivo dei primi agricoltori dal Medio Oriente – spiega l’antropologa – alcuni dei loro discendenti sarebbero sopravvissuti nella Penisola Iberica e sulle isole davanti alla costa, per poi approdare nel melting pot di Cartagine, in Nord Africa, proprio per effetto dei traffici commerciali dei fenici”. Ironia della storia, un antico abitante della colonia fenicia, distrutta dai Romani 3 anni dopo la morte di Catone, è infine “sopravvissuto”.