Si rinnova lo strazio di Lampedusa: sette corpi recuperati

Le tredici bare riposte nella Casa della Fraternità di Lampedusa lo scorso 8 ottobre avevano riaperto una ferita mai cicatrizzatasi completamente nel cuore dell'isola: “Non volevamo più assistere più a scene come queste” aveva dichiarato a Repubblica il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello. Eppure, il porto italiano continua a commemorare la tragedia mentre procedono le operazioni di recupero dei corpi affondati nel naufragio del 6 ottobre scorso, avvenuto a sei miglia dalla costa. Ieri il robot utilizzato dai sommozzatori per scandagliare i fondali aveva mostrato le immagini desolanti di corpi senza vita. Oggi la Guarda Costiera ne ha portati in superficie altri 7, nella speranza di dar loro un volto, un nome che non cada nell'oblio.

Il dramma del recupero

Fra i corpi recuperati, c'è anche quello di un bambinolo stesso che era stato ripreso dal robot sottomarino abbracciato a una donna, con tutta probabilità la mamma. I resti dell'imbarcazione si trovano a 60 metri di profondità. Portava con sé circa 50 persone a bordo, fra cui se ne sono salvati in 22: “Ci abbiamo creduto fino alla fine – ha detto il procuratore aggiunto di Agrigento che coordina le indagini, Salvatore Vella, a Repubblica – La Guardia costiera ci ha creduto e non ha mai mollato. Il barchino è stato individuato grazie a un sonar a quelle profondità i sommozzatori possono stare davvero pochi minuti”. Gli operatori non escludono la presenza di altri bambini dispersi, visto che – secondo quanto riferisce Vella – i bambini noti a bordo erano otto. Tra le salme recuperate l'8 ottobre, c'era anche una donna incinta: portava con sé una speranza. Ma oggi c'è ancora chi muore di speranza. 

L'appello di don Aldo Buonaiuto

Don Aldo Buonaiuto, sacerdote dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e direttore di In Terris, impegnato da tempo in prima linea nelle “periferie” sociali, ha rivolto un appello ai governanti: “I migranti  finiscono nelle cronache di tv e giornali solo quando vengono caricati a bordo di imbarcazioni di soccorso – ha detto -. Di tutti gli altri disperati, degli 'sbarchi' fantasma, delle vittime dei trafficanti di carne umana nessuno sa nulla, nessuno si preoccupa, nessuno apre per loro l'agenda delle priorità nazionali e comunitarie“. Da qui l'iniziativa del sacerdote di lanciare un appello all’Onu, all’Europa, alla Santa Sede e al Governo italiano, affinché venga istituita una Giornata del Migrante Ignoto: “il Mar Mediterraneo è diventato un Olocausto odierno” ha detto, aggiungendo che “il dramma che si sta consumando sotto i nostri occhi è un'emergenza divenuta orma contingenza quotidiana: nessuno può fingere di non sapere che suo fratello svanisce nelle fauci della disperazione”. La Giornata del Migrante Ignoto vuole ridare dignità a tutti coloro che rischiano di essere dimenticati perché abbandonati in quella “tomba a cielo aperto che è diventato il Mar Mediteranneo”.
Per firmare la petizione, vai su Change.org.