Open Arms, braccio di ferro tra Salvini e Trenta

Stop al divieto della Open Arms in acque territoriali italiane. Secondo quanto riferisce Ansa, a disporre la sospensione il divieto d'approdo per la nave dell'Ong spagnola è il Tar del Lazio, che ha ravvisato nella situazione in cui versano i 147 migranti a bordo, un' “eccezionale gravità e urgenza“. In una nota, Open Arms ha accolto con plauso la decisione dei magistrati: “Siamo lieti di constatare come, ancora una volta, dopo il Tribunale per i Minori, anche il Tar abbia ritenuto di dover intervenire per tutelare la vita e la dignità delle persone e abbia riconosciuto le ragioni della nostra azione in mare, ribadendo la non violabilità delle Convenzioni internazionali e del diritto del mare” ha sottolineato. Il Tar, infatti, si sarebbe anche espresso contro una violazione delle normative internazionali generata dalla politica dei “porti chiusi”. Appresa la decisione dei giudici, il team dell'Ong ha fatto sapere: “Ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino in modo che i diritti delle 147 persone, da 13 giorni sul ponte della nostra nave, vengano garantiti”.

Sofferenza psicologica

Secondo quanto riferito da fonti istituzionali, la decisione del Tar è stata presa “alla luce della documentazione prodotta”. I magistati, infatti, avrebbero valutato la situazione di “eccezionale gravità ed urgenza” esaminando il rapporto medico e la relazione psicologica: ne emerge una situazione complessa sia dal punto di vista sanitario che logistico. Secondo quanto emerge dal rapporto stilato da un mediatore e uno psicologo dell'associazione umanitaria Emergency, i 147 migranti della Open Arms verserebbero in condizioni di “sofferenza psicologica, istinti suicidi e dissociazione”. Come ha spiegato il presidente di Open Arms Italia, Riccardo Gatti, al quotidiano Il Corriere della Sera, le torture subite dai profughi nei campi libici, unite all'incertezza per futuro e al disagio presente, creano una situazione di forte disagio. A ciò, si aggiunge la difficoltà di permanenza su un'imbarcazione in balìa dei marosi.

La barca di Open Arms in balìa del mare agitato – Video © Corriere.it

Il veto del Viminale

Il Ministero dell'Interno ha contestato la decisione del Tar del Lazio, promettendo un ricorso urgente al Consiglio di Stato. Secondo quanto riferiscono fonti vicine al Viminale, il ministro Matteo Salvini sarebbe in procinto di firmare un nuovo provvedimento di divieto d'ingresso nelle acque territoriale italiane. L'agenzia Ansa rende noto che la decisione di ricorrere al Consiglio di Stato “sarebbe motivata dal fatto che agli avvenimenti citati nel provvedimento del Tar se ne sono aggiunti altri. Per giorni – si osserva – Open Arms si è infatti trattenuta in acque Sar libiche e maltesi, ha anticipato altre operazioni di soccorso e ha fatto sistematica raccolta di persone con l'obiettivo politico di portarle in Italia”.

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Lo scontro istituzionale

Stando a quanto riferiscono fonti del Viminale – riportate dal quotidiano Il Corriere della Sera – ha espresso disaccordo col niet espresso dal Ministero dell'Interno, la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, la quale non avrebbe firmato il divieto all'ingresso nelle acque territoriali, come richiesto dal ministro Salvini. Le medesime fonti riferiscono che dal ministero della Difesa sarebbe anche diramato l'ordine alle navi della Marina Militare italiana di scortare la nave dell'Ong spagnola verso il porto siciliano. La ministra avrebbe, in seguito, confermato la decisione “motivata da solide ragioni legali, ascoltando la mia coscienza“. Al centro della riflessione di Trenta, i “bambini e ragazzi che hanno sofferto violenze e abusi di ogni tipo”. Infine, la ministra non ha mancato di invitare la politica a non “perdere l'umanità“. Dopo la ferma posizione del ministero della Difesa, è arrivata la risposta di Salvini via Twitter, che ha stigmatizzato una rete di opposizione al suo “veto”, includendo anche “ministri impauriti”: “Sul divieto di sbarco alla #OpenArms siamo soli contro tutti. Contro Ong, tribunali, Europa e ministri impauriti. E col PD al governo, immigrazione di massa e Ius Soli tornerebbero realtà”.

La Ocean Viking

Per il ministro dell'Interno, i porti restano chiusi anche per la Ocean Viking, la nave battente bandiera norvegese, noleggiata dalle Ong Sos Mediterranée e Medici Senza Frontiere, con a bordo 356 persone, fra cui 103 minori. Ieri la Guardia Costiera libica aveva indicato Tripoli come porto sicuro. Per le due organizzazioni, si tratta di una provocazione: “Non porteremo le persone in Libia in nessuna circostanza. Per il diritto internazionale né Tripoli né alcun altro porto in Libia sono porti sicuri e riportare le persone lì sarebbe una grave violazione” hanno chiarito in una nota. Concorde posizione è stata espressa dall'Unhcr, l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite: “I violenti combattimenti in Libia e le segnalazioni di violazioni dei diritti umani fanno sì che quel Paese non possa essere considerato un porto sicuro” ha sottolineato.