Latte avariato e soda caustica per produrre mozzarelle dop: arresti nel Casertano

Latte avariato munto da capi bufalini affetti da tubercolosi venduto ai caseifici o trattato con soda caustica per produrre mozzarella di bufala dop. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza di Caserta nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (sostituto procuratore Giacomo Urbano) che ha portato cinque persone agli arresti domiciliari, tra cui i fratelli Salvatore e Luca Bellopede (il primo è presidente di Confartigianato Caserta), titolari del noto caseificio omonimo con sede a Marcianise e soci del consorzio di tutela; l’azienda, con altri due caseifici del Napoletano, è stata sequestrata.

Altre cinque misure cautelari emesse dal gip del Tribunale sono state poi notificate ai titolari di un grosso allevamento bufalino di San Potito Sannitico, che per gli inquirenti avrebbero venduto il latte delle bufale malate di Tbc animale nonostante i capi fossero sottoposti alla profilassi dell’Asl di Caserta. “L’indagine – ha detto il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone – concerne vicende circoscritte ai soggetti coinvolti che dimostrano che il circuito di controlli funziona bene. Non bisogna criminalizzare un intero settore produttivo”. “Il Consorzio è parte lesa – ha sottolineato il presidente del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Dop Campana Domenico Raimondo – difenderemo il buon nome degli associati e la reputazione del nostro prodotto anche costituendoci parte civile nell’eventuale processo”.

L’indagine ha accertato come i Bellopede – la cui azienda ha un fatturato di circa 8 milioni di euro annui – vendano mozzarella in tutta Italia. L’export riguarda l’Europa e gli Usa con l’uso illecito del marchio del Consorzio facendo passare per dop prodotti che non in realtà lo erano; in particolare, per produrre la famosa mozzarella dop, ricorrevano in modo massiccio, così come gli altri imprenditori coinvolti, all’utilizzo di latte di mucca e non di quello di bufala, come prescritto dalla normativa di settore. Il latte veniva conservato anche per 7-8 giorni, quindi veniva trattato con la soda caustica per abbattere la carica batterica e farlo passare indenne alle analisi di laboratorio; dopo veniva effettuata la miscelazione con il latte di bufala e si passava alla pastorizzazione, processo ad alte temperature che dovrebbe uccidere i batteri, anche se non c’è certezza che tutti muoiano, con rischi concreti per i consumatori. Particolarmente eloquenti le intercettazioni, come quelle riguardanti i fratelli Bellopede: “Pure se lo quagliamo – dice Salvatore riferendosi al latte – si sente puzza, si fa a parte e ci mischiamo un po’ di soda dentro”; “se lo scremi – aggiunge Luca – la puzza si toglie dalla pasta”. In un’altra telefonata, un dipendente di Bellopede dice al venditore del latte appena acquistato: “Un’altra volta con la puzza di bruciato dentro…l’hai mischiato il latte, non è quello là. Il latte ha assai acidità”; il venditore risponde: “eh…il latte ha sei giorni, hai capito”.