I Carabinieri: “Individuati i complici di Igor”

Non si fermano le indagini su Norbert Feher, il criminale serbo meglio noto con l'appellativo di Igor “il russo”, accusato degli omicidi del barista Davide Fabbri e della guradia provinciale Valerio Verri, commessi a Budrio, in Emilia-Romagna, poco prima di sparire dalla circolazione, nonostante la massiccia caccia all'uomo messa in atto nei suoi confronti. Il killer, dopo mesi di latitanza, è stato arrestato il 15 dicembre scorso, in Spagna, dopo aver ucciso altre tre persone (due agenti della Guardia civil e un civile), evento che ha aperto una nuova fase d'inchiesta, quella volta all'individuazione dei presunti complici che lo avrebbero aiutato dapprima a eclissarsi nelle campagne romagnole e, successivamente, a espatriare. A dare conto della fase delle indagini è stato il colonnello Valerio Giardina, comandante dei Carabinieri di Bologna il quale, durante la relazione sull'attività del comando nel 2017, ha spiegato che “dopo l’omicidio del barista di Budrio, Davide Fabbri, sono iniziate intercettazioni telefoniche, ambientali, pedinamenti che hanno permesso l’individuazione di chi gli ha dato una mano” e “delle cellule di riferimento della latitanza e dei canali”.

Il video dell'omicidio

E, proprio in relazione al primo omicidio commesso a Budrio, sono stati diramati nuovi filmati, nei quali è possibile ripercorrere tutta la drammatica sequenza dell'assassinio del barista Fabbri: nel video, in particolare, viene chiaramente mostrata la strenua resistenza opposta dall'uomo a Feher, entrato nel locale in tuta miemetica, volto semicoperto e fucile alla mano. L'arma, in quei tragici istanti, viene strappata al criminale da Fabbri (durante la colluttazione viene esploso un colpo a terra) il quale, successivamente, lo insegue nel retro del negozio tentando di colpirlo: Igor, fuggendo, estrae la pistola con cui ucciderà il barista qualche istante dopo.

Mesi di caccia

Un filmato inquietante che mostra il coraggioso tentativo di Fabbri di sventare la rapina nel suo locale (nel quale, in quel momento, si trovavano due avventori) e la glaciale crudeltà di Feher, che lo uccide spietatamente. A seguito del secondo omicidio, quello di Verri, avvenuto una settimana più tardi, la campagna ferrarese è stata pattugliata giorno e notte nel tentativo di rintracciare qualunque traccia dell'assassino. Di lui, però, nonostante il dispiegamento di 1.600 pattuglie di carabinieri, 963 di squadre operative di supporto (Sos) e aliquote di primo intervento (Api), 350 posti di osservazione e allarme predisposti, 1.820 rastrellamenti e 81 perlustrazioni con cani (di cui otto con risultati positivi), sono state rinvenuti solo alcune tracce di passaggio: nessun indizio concreto, nessun segno tangibile del suo percorso fin oltre la frontiera. Ora un nuovo spiraglio aperto dalle indagini: qualcuno lo ha aiutato e, probabilmente, presto si saprà anche chi. I risultati, secondo quanto previsto dal colonnello Giardina, dovrebbero arrivare entro la metà dell'anno venturo.