Resta in carcere David Chapman, il killer di John Lennon

Negata per l'undicesima volta la libertà condizionata all'omicida dell'ex Beatles. Fra le ragioni, vi sarebbe anche l'opposizione di Yoko Ono

John Lennon

Bastò un “Ehi Mr. Lennon” per attirare l’attenzione dell’ex Beatles. E bastò ancor meno per esplodere i fatali cinque colpi di pistola con cui Mark David Chapman pose fine alla sua vita. Oggi, al killer di John Lennon è stata rifiutata la libertà condizionata. Ed è l’undicesima volta che accade nei 40 anni esatti trascorsi dall’omicidio del musicista. Ora, i legali di Chapman non potranno inoltrare una nuova richiesta prima di due anni. Il 65enne texano è stato sottoposto a interrogatorio dalla Commissione per la condizionale lo scorso 19 agosto, nel carcere Wende Correctional Facility di Alden, nei pressi di Buffalo, dove è detenuto. Un colloquio non sufficiente a convincere i commissari, anche se finora non è stata resa nota la motivazione del diniego.

L’omicidio Lennon

Le circostanze dell’omicidio di John Lennon sono ormai note. Così come la freddezza e il distacco mostrato da Chapman nell’eseguirlo e nell’attendere, con indifferenza, l’arrivo della Polizia. Leggendo, in tranquillità, la sua copia de Il giovane Holden, nel cui protagonista (un sedicenne ribelle e disilluso) dirà più volte di identificarsi quasi totalmente. Fra le motivazioni che pose quando gli chiesero la ragione del suo gesto, porrà il suo senso di depressione e alienazione: “Ero un nulla totale e il mio unico modo per diventare qualcuno era uccidere l’uomo più famoso del mondo”. Anche la risposta che fornì al portiere del Dakota Builiding (dove Lennon abitava e dove si consumò il delitto) che gli chiese se si fosse reso conto di quanto commesso, fu emblematica: “Sì, ho sparato a John Lennon“.

Chapman, l’opposizione di Yoko

Già all’epoca del processo, la moglie di Lennon, Yoko Ono, e le migliaia di fan dell’artista chiesero una carcerazione a vita. La prima richiesta di libertà sulla parola fu negata nel 2000, appena scaduto il minimo della pena (20 anni). Di lì, le varie richieste sarebbero state sempre rifiutate, l’ultima solo qualche ora fa. Sembra che, fra le ragioni, vi sia la ferma opposizione proprio di Yoko Ono, che non ha mai perdonato il killer di suo marito. Inoltre, secondo la cantante, un’eventuale libertà di Chapman metterebbe in pericolo lei e i suoi figli. Fra le altre possibili ragioni, l’eventualità che il sentimento di rancore verso l’uomo possa tradursi in atti di vendetta o di ulteriore violenza. A ogni modo, almeno per i prossimi 24 mesi non se ne riparlerà.