Arrestato l'ultrà che, il giorno dopo Natale, investì un tifoso con un suv

Questa mattina non ha avuto una bella sveglia Fabio Manduca quando, all'alba, gli agenti della Digos hanno bussato alla porta di casa sua per arrestarlo. Secondo il gip Guido Salvini, su di lui pende l'accusa di omicidio volontario di Daniele Belardinelli, l'ultrà del Varese che il 26 dicembre 2018 fu investito da un suv e perse la vita. Per gli inquirenti, che hanno vagliato in maniera certosina decine di filmati, alla guida dell'auto, una Renault Kadjar, c'era proprio Manduca che, a seguito di un'aggressione da parte dei tifosi interisti, avrebbe intenzionalmente accelerato per investire l'ultrà. L'arrestato non ha fatto dichiarazioni agli agenti della Digos né davanti ai pubblici ministeri, Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri, che lo scorso marzo lo avevano convocato a Milano. Al suo avvocato aveva detto: “Ma quello si è gettato sotto”. I filmati, al contrario, tradiscono la sua versione e mettono il punto su una vicenda umana e sociale dolorosa.

La vicenda

Erano circa un'ottantina i nomi scritti sull'agenda degli inquirenti. Ora è rimasto solo quello di Manduca. Dalle perizie è emerso che la sua auto sarebbe l'unica che presenta segni di investimento e schiacciamento. La sera di Santo Stefano, a bordo dell'auto, c'erano con lui altri ultrà del Napoli, tra cui il fratello del capo dei “Mastiffs”, il gruppo ultrà legato all'enclave camorristica di Napoli. Dopo la partita Inter-Napoli disputata nello stadio di San Siro a Milano, l'auto alla cui guida c'era Manduca sarebbe stata assaltata dai tifosi interisti con mazze e spranghe. Analizzando i filmati, il conducente ha dribblato il gruppo di ultrà, superato un'Audi A3, per scagliarsi, infine su Belardinelli, morto a seguito delle gravi ferite riportate. Si chiude, così, un capitolo doloroso per la storia del calcio italiano: gli scontri di Santo Stefano, oltre a creare un clima di “guerriglia urbana” hanno provocato quattro persone accoltellate, come ricorda Repubblica: particolarmente violente le azioni dei tifosi interisti che, dopo aver cantanto cori razzisti contro il giocatore del Napoli, il senegalese Kalidou Koulibaly, all'esterno di San Siro hanno assaltato diversi ultrà napoletani con mazze ed armi. Quando gli agenti hanno fatto fuggire i tifosi di entrambi gli schieramenti, hanno trovato diverse armi abbandonate per strada, fra cui martelli e roncole

La vittima

Originario di Morazzone, in provincia di Varese, Daniele Berlardinelli era uno dei capi del gruppo neofascista 'Blood and Honour': “Una vita in curva sin da piccolino. Una vita da guerriero, da combattente” recitava il post-necrologio sulla pagina Facebook “Ultras Network”. 35enne, padre di due figlie, Belardinelli era un sorvegliato speciale con precedenti: qualche anno prima aveva ricevuto un dal questore di Varese un divieto di avvicinamento agli stadi per cinque anni, poiché – spiega la questura di Varese – aveva preso parte agli scontri durante la partita amichevole Como-Inter. Cinque anni prima aveva già ricevuto un altro Daspo per la guerriglia urbana a margine dell'incontro Varese-Lumezzane. Nella partita Inter-Napoli dello scorso anno, lui, come tanti ultrà del Varese, avevano dato un “appoggio” ai tifosi interisti, coi quali sono gemellati.

Legami con la camorra

Filippo Manduca, ora in arresto, è titolare di un'impresa di pompe funebri assieme al fratello. Ha precedenti per furto, ricettazine, truffa e commercio di prodotti falsi. Sul suo profilo Facebook vi sono svariati riferimenti alla camorra, anche in relazione al film Gomorra. Sempre sul suo profilo – sottolineano gli inquirenti – aveva postato un'immagine del boss Raffaele Cutolo con alcune sue frasi come: “Mi sono pentito davanti a Dio, ma non davanti agli uomini”.