Arrestata la moglie di un presunto rapitore

Continua a stringersi il cerchio attorno ai sospetti rapitori di Silvia Romano, la giovane italiana sequestrata in Kenya alcuni giorni fa durante la sua missione umanitaria. La Polizia kenyana ha infatti arrestato la moglie e il suocero di uno degli uomini sospettati di aver partecipato al rapimento, tale Said Adan Abdi. La donna, secondo quanto riportato dal Daily Nation, sarebbe stata fermata dopo essere stata intercettata al telefono con il marito. L'arresto sarebbe avvenuto nel villaggio di Tarasaa, nella contea di Tana River. Gli inquirenti hanno fatto sapere che procederanno con l'interrogatorio dei due “per ottenere maggiori informazioni sull'ubicazione” della ragazza sequestrata “e sulle sue condizioni”. Solo alcune ore fa erano arrivate ulteriori notizie circa Silvia Romano, la quale sarebbe viva.

Salvini: “Riserbo ma notizie incoraggianti”

Durante un colloquio con l'Adnkronos, anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini si era espresso sulla situazione di Silvia, sostenendo di continuare “a mantenere il silenzio di questi giorni per ragioni operative” ma anche che “le notizie che arrivano da luogo sono notizie incoraggianti… Di più non posso dire”. Poco prima, il comandante regionale della Polizia kenyota, Noah Mwivanda, era stato interpellato da Repubblica, dicendosi sicuro che Silvia fosse viva: “Si trova nella foresta, in mano a tre degli assalitori. Gli altri cinque sono scappati. Di lei abbiamo la localizzazione e le impronte”. Le indagini sul sequestro di Silvia hanno subito un'improvvisa accelerazione a seugito della pubblicazione dei nomi e delle foto segnaletiche dei sospetti autori del rapimento ma anche l'istituzione di una taglia piuttosto ingente su di loro, quantificabile in un milione di scellini (quasi 10 mila dollari).

Le indagini

Ingente la mobilitazione per riportare Silvia a casa, anche da parte delle famiglie dei ragazzi che aveva scelto di aiutare andando in Africa. Le numerose testimonianze sui suoi spostamenti hanno favorito una prima identificazione dei presunti colpevoli e portato la polizia kenyota sulle tracce di un gruppo di una decina di persone anche se, in totale, una ventina di persone sono state sottoposte a fermo, sospettate di essere coinvolte indirettamente nel rapimento o di avere informazioni utili sulla sorte della giovane volontaria. Dalle poche informazioni arrivate finora, è possibile che il rapimento fosse stato pianificato da tempo.