Aquarius, appello dal mare aperto: “Dateci un porto”

Sembra ricominciata, due mesi dopo, l'odissea in mare della nave Aquarius e del suo carico umano, stavolta corrispondente a 141 migranti soccorsi negli ultimi due giorni nel Mediterraneo. Da bordo inizia a montare una nuova denuncia, un nuovo appello ai Paesi europei affinché sia assegnato al più presto “un luogo sicuro più vicino possibile, in conformità con il diritto internazionale marittimo, in modo che le persone salvate in mare possano essere sbarcate e l’Aquarius possa continuare a fornire la necessaria assistenza umanitaria”. Dalla nave, gestita dalle ong Medici senza frontiere e Sos Mediterranée, i migranti hanno raccontato che almeno 5 navi hanno ignorato la loro presenza in mare senza prestare alcun tipo di assistenza: “Sembra che sia a rischio il principio stesso di fornire assistenza alle persone in pericolo in mare”, ha fatto sapere il coordinatore di Msf a bordo, Aloys Vimard.

Il mancato soccorso

A meno che nelle prossime ore non arrivi l'apertura di un porto europeo disposto ad accogliere le 141 persone salvate in mare, il rischio è che nei giorni che verranno Aquarius si ritrovi al centro di un nuovo contenzioso, con la prospettiva di dover attendere diversi giorni in mezzo al mare: “Le persone salvate a bordo – ha spiegato ancora Vimard – hanno dichiarato ai nostri team di aver incrociato cinque diverse navi che non hanno offerto loro alcuna assistenza, prima di essere soccorse dall’Aquarius… Le navi potrebbero non essere disposte a rispondere a coloro che sono in difficoltà a causa dell’alto rischio di rimanere bloccate e di vedersi negare un luogo sicuro di sbarco. Le politiche che mirano a impedire a tutti i costi alle persone di raggiungere l’Europa si traducono in maggiori sofferenze e anche in viaggi più rischiosi per persone che sono già molto vulnerabili”.

L'affondo

Per quanto riguarda la situazione di Aquarius, Vimard ha spiegato che il Centro di coordinamento libico “non ha informato la nave delle imbarcazioni in pericolo di cui era a conoscenza, nonostante noi fossimo nelle vicinanze e avessimo offerto la nostra assistenza. Siamo stati fortunati ad aver avvistato noi stessi queste barche in pericolo”. Anche le direzioni delle due ong hanno manifestato la propria preoccupazione per l'evoluzione della situazione e “per le politiche europee che ostacolano l’assistenza umanitaria e che hanno provocato un numero vertiginoso di morti in mare negli ultimi mesi”. Come ricordato da Msf e Sos Med., Aquarius è una delle uniche due navi in mare per prestare soccorso: “La criminalizzazione e il blocco nei confronti delle organizzazioni umanitarie riflettono il problema più grande di un sistema di asilo europeo a pezzi e il fallimento degli stati membri dell’Ue nel ricollocare i richiedenti asilo che arrivano in Europa”.