Covid-19, l’Oms: “Nessuna prova che l’infezione dia immunità”

Per l'Organizzazione mondiale della sanità non è possibile garantire l'accuratezza di un "passaporto di immunità" o di un "certificato di libertà dal rischio"

Non ci sono ancora prove scientifiche che le persone che sono guarite dal Covid-19 abbiano anticorpi che proteggono da una seconda infezione. E’ quanto ricorda l’Organizzazione mondiale della sanità in un documento appena pubblicato, secondo cui, ” a questo punto della pandemia non ci sono abbastanza evidenze sull’efficacia dell’immunità data dagli anticorpi per garantire l’accuratezza di un passaporto di immunità o di un certificato di libertà dal rischio“.

Le parole dell’Oms

L’Organizzazione mondiale della sanità ha spiegato che alcuni governi hanno suggerito che trovare gli anticorpi al Sars-Cov2 possa servire come base per un “passaporto di immunità” che può permettere agli individui di viaggiare o tornare al lavoro pensando che siano protetti da una reinfezione. “Molti degli studi hanno mostrato che le persone che sono guarite dall’infezione hanno gli anticorpi del virus. Tuttavia alcuni di questi – scrive l’Oms – hanno livelli estremamente bassi di anticorpi neutralizzanti nel sangue. Al 24 aprile 2020 nessuno studio ha valutato se la presenza degli anticorpi da Sars-CoV2 possa dare immunità ad una successiva infezione nell’uomo“.

L’alleanza per un vaccino

Definendola come una “collaborazione storica“, il segretario generale dell’Onu, il portoghese Antonio Guterres, e il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, hanno lanciato la “più grande collaborazione medico-scientifica della storia” per trovare un vaccino che possa debellare il coronavirus. “In un mondo interconnesso come il nostro, nessuno è salvo se non tutti sono salvi“, ha affermato Guterres. Parole che sono state fortemente sostenute dal numero uno dell’Oms: “E’ una questione che riguarda tutti, soltanto uniti possiamo combattere questo virus”.