Covid-19, il Papa supplica Dio e invita l’uomo a “rivoluzionare il suo cuore”

In una lunga intervista a Repubblica, il Pontefice ha ricordato l'importanza della quotidianità, esortando gli uomini a pensarsi entro un'umanità più grande

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Il Papa prega davanti al Crocifisso della Chiesa di San Marcello a Roma, il 15 marzo 2020 - Foto © Vatican Media

“Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia: fermala con la tua mano“. È un Papa supplicante quello intervistato da Paolo Rodari su Repubblica, ancora più vicino in questo tempo, perché il suo grido è unito a quello di un’umanità sofferente. Tre giorni fa, Papa Francesco ha percorso a piedi via del Corso raccogliendosi in preghiera davanti al Crocifisso di San Marcello. Subito dopo l’Angelus aveva innalzato la preghiera alla Salus Populi Romani, la Vergine di Roma, che sotto il manto di Maria diventa città del mondo, tanto quanto New York, Wuhan o Codogno. In un tempo difficile, il Pontefice ha deciso di mostrare l’infinità piccolezza dell’uomo, sia anche un uomo di fede, sia anche il successore di Pietro.

Il Papa in un momento della Via Crucis al Colosseo nel 2019 – Foto © Antoine Mekary per Aleteia

L’etica dei comportamenti

Durante l’intervista, il Pontefice ricorda che è rimasto colpito dall’intervista fatta da Repubblica a Fabio Fazio su ciò che sta imparando da questi giorni, in particolare il passaggio in cui il presentatore Rai sottolinea che l’influsso dei “nostri comportamenti […] sulla vita degli altri. Ha ragione ad esempio quando dice: ‘È diventato evidente che chi non paga le tasse non commette solo un reato ma un delitto: se mancano posti letto e respiratori è anche colpa sua’. Questa cosa mi ha molto colpito”. Eccolo, dunque, il Papa che sociale, che richiama ancora una volta all’etica dei comportamenti, a quell’azione umana che, pur nelle sue mancanze, non accetta giustificazioni. È come dire: da un punto di vista morale, l’uomo sarà sempre accolto dalla Misericordia di Dio. Ma ciò non cancella la responsabilità del cittadino verso la collettività. È la rivelazione che l’uomo influisce sull’altro, finanche in una sua piccola azione. Una grande responsabilità, certo, ma anche la consapevolezza che si è parte di una grande famiglia umana.

Contro l’anonimato della quotidianità

Il Papa dà una ricetta per affrontare questi giorni difficili: “piccoli gesti concreti di vicinanza e concretezza verso le persone che sono a noi più vicine, una carezza ai nostri nonni, un bacio ai nostri bambini, alle persone che amiamo. Sono gesti importanti, decisivi. Se viviamo questi giorni così, non saranno sprecati”. Lo spreco del tempo è la più grande tentazione che abbiamo oggi, anche ora siamo rintanati nelle nostra case. Il Pontefice, in sostanza, mette in guardia dall’anonimato della quotidianità. E questi giorni, così marchiati dalla sofferenza, possono essere un volano per librarci verso orizzonti più profondi, che possiamo scoprire nell’interiorità del nostro cuore.

Una fedele in preghiera nella Cattedrale di Westminster – Foto © Ansa