Coronavirus: nuova stretta per Trentino Alto Adige, Lazio e Basilicata

Ulteriore giro di vite con nuove ordinanze, allo scopo di prevenzione, per la rimodulazione dei servizi di vigilanza e controllo

Vaccino

Il monitoraggio di questa sera sarà la discriminante per le nuove decisioni da prendere, particolarmente attesa dalla Campania.

Intanto vige già una nuova ordinanza per il Lazio

La Regione si appresta, infatti, a varare un’ordinanza, allo scopo di prevenzione. Questa vede la chiusura nei giorni prefestivi e festivi di grandi strutture di 2500 mq, ovvero i maxi store. Sono salvi i punti di rivendita dei generi alimentari, le edicole, i tabaccai, le farmacie. Inoltre nell’ordinanza attualmente allo studio si prevede anche la chiusura dei mercati non alimentari nei festivi. Inoltre deve esserci il rigoroso rispetto delle misure anti Covid nelle strutture che resteranno aperte.

Basilicata zona “arancione”

In Basilicata – da ieri regione in zona arancione – verranno “rimodulati i servizi di vigilanza e controllo connessi all’emergenza epidemiologica da covid-19 da parte delle forze di Polizia. Ci sarà il concorso della polizia locale e dei militari dell’esercito di Strade Sicure”. Lo ha reso noto la Prefettura di Potenza. Hanno preso la decisione “in considerazione dell’aumento esponenziale della curva epidemiologica. Proprio per questi motivi la Basilicata è stata inserita tra le regioni a rischio alto (zona arancione)”. La situazione oggi verrà esaminata nel capoluogo lucano. Ci sarà una riunione del Comitato provinciale di ordine e sicurezza pubblica.

Un salto al nord in Alto Adige

Qui vige l’ordinanza contingibile e urgente n.69 del presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher. Questa contiene “ulteriori misure urgenti per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”. L’ordinanza entra in vigore sabato. L’Alto Adige è già zona rossa, ma per frenare la diffusione della pandemia applica un ulteriore giro di vite. Chiuse le scuola per una settimana con assistenza per figli di persone che lavorano nei servizi essenziali