Coronavirus, fase due: possibile riapertura per macro aree

Le regioni si dividono, serve ancora grande cautela

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“Dividere il Paese in macro aree e riaprire proteggendo lo stivale con alcune ‘zone rosse’ ad alto contagio”. É così che potrebbe iniziare la ‘fase 2’, con un riavvio graduale del motore. Forse già a fine aprile si parte con l’apertura di alcuni settori produttivi, a iniziare da moda e mobilifici. Ma niente è deciso: il premier Giuseppe Conte tiene una linea di grande prudenza. Al vaglio del Comitato tecnico scientifico c’è la decisione se aprire o meno il 4 maggio oltre ai parchi, anche bar e ristoranti: “Non esiste”, insorgono fonti di maggioranza.

L’idea delle macro aree

Mentre l’idea delle macro aree rischia di cozzare con il fronte variegato delle Regioni, che vada chi, come Luca Zaia, dice che “il lockdown non esiste più”, a chi, come Vincenzo De Luca, minaccia di chiudere la Campania. Di come far ripartire le attività produttive discute per oltre sei ore la task force guidata da Vittorio Colao: il tema è non solo quali settori riaprire, avendo come base guida le classi di rischio elaborate dall’Inail (tre categorie: basso, medio-basso, alto) ma soprattutto come far muovere i lavoratori, scaglionando gli orari sia per i turni di lavoro sia per i trasporti e incoraggiando, ove possibile, lo smart working. Si ipotizzano per i trasporti modalità per contare i passeggeri e segnaletica per il distanziamento alle fermate. I primi feed back della task force, e più in generale i protocolli per le riaperture, potrebbero essere già nel weekend oggetto di un nuovo confronto tra governo e parti sociali.

Il parere del comitato tecnico scientifico

Sia Silvio Brusaferro che Franco Locatelli, entrambi membri del comitato tecnico scientifico, invitano alla grande “cautela” e anticipano che le abitudini e le modalità di vivere le socialità andranno cambiate. Grande attenzione ci sarà alle regole per i giovani – per evitare assembramenti e feste – come per gli anziani.