Coronavirus, Piazza Affari non parte. Lo spread sale a quota 216 punti

Petrolio a picco e Borse in caduta libera. Sale lo spread. Il tedesco Henkel: "L'Italia un grosso problema per l'Unione Europea"

La borsa di Milano

Milano si ferma. Piazza Affari non riesce a partire, con quasi tutti i titoli del Ftse Mib e quelli che scambiano in ribasso superiore all’8%. In Europa aprono solo Londra (con il -8%), Madrid (-7%) e Francoforte (-8%). Schizza lo spread. Il differenziale fra i Btp italiani e il Bund tedesco raggiunge quota 216 punti: settimana scorsa era 178. Anche il rendimento del Treasury decennale americano scende: almeno lo 0,5%, “registrando il calo più marcato dalla Prima Guerra del Golfo” sottolinea Il Sole 24ORE. Il presidente della Federazione delle industrie tedesche, Hans-Olaf Henkel, ha dichiarato alla stampa tedesca che la diffusione del coronavirus in Italia potrebbe portare a una nuova crisi dell’euro: “L’Italia diventerà un grosso problema per l’Unione Europea” ha affermato Henkel. Intanto questa mattina, in apertura dei mercati asiatici, il petrolio è crollato del 30% scendendo, in pochi secondi, da 45 a 31,52 dollari al barile, secondo il Sole24ORE ai minimi da 4 anni.

Recessione in un trimestre

Secondo l’Organizzazione di Paesi Esportatori di Petrolio (Opec), la caduta era prevista. La crisi scatenata dalla nuova epidemia da nuovo coronavirus ha, nei fatti, portato al crollo della domanda mondiale di petrolio nel primo trimestre di quest’anno: in termini di volume, riporta Rossana Miranda su Formiche.net, si tratta della riduzione più grande della storia. Un caso simile si era avuto dieci anni fa circa: nel 2009, ai tempi della recessione, il mercato petrolifero registrò una caduta di circa 3,6 milioni di barili al giorno: “Non c’è mai stata una caduta simile da quando ci sono registri” ha commentato Jim Burk­hard, responsabile di mercati dell’agenzia IHS Markit.

Il “niet” di Mosca

Per far fronte alla crisi, giovedì scorso l’Opec aveva proposto il taglio della produzione di circa un milione di barili al giorno. La richiesta era stata avanzata dalla stessa Arabia Saudita. Il Paese è il primo esportatore mondiale di petrolio: dopo il crollo del valore del barile da 68 dollari di inizio gennaio a 50, il primo esportatore mondiale di petrolio aveva chiesto un taglio della produzione per far fronte alla crisi per l’epidemia da Covid-19. La Russia, però, ha negato questa strategia, considerandola non una soluzione inefficace e il ministro russo Alexandr Novak ha lasciato il vertice di Vienna.

Come nella Grande Depressione

Secondo gli analisti, il crollo del petrolio è una risposta dell’Arabia Saudita al “no” della Russia. Ma in cosa consiste la perdita del prezzo del petrolio? Per le forniture di aprile ai clienti europei è stato applicato uno sconto di ben 8 dollari al barile, la riduzione più forte in almeno 20 anni. Per riuscire a piazzare qualche barile, i produttori dovranno, a loro volta, praticare dei prezzi stracciati. Partirà, così, una corsa al ribasso in un momento di estrema debolezza della domanda petrolifera. L’ultima volta che si erano verificate queste condizioni, erano gli anni Trenta, quando il giacimento texano Black Giant aveva iniziato a produrre in piena Grande Depressione, assegnando al barile un prezzo di pochi centesimi.

Crollo della Borsa e corsa all’oro

L’epidemia da coronavirus fa affondare le Borse asiatiche. Crolla quella di Tokyo, con l’indice Nikkei che segna un ribasso del 6,14%, mentre Seul chiude con un ribasso del 4,26%. L’onda del calo investe anche le Borse cinesi: a Shanghai l’indice Composite segna un ribasso del 2,89% mentre la Borsa di Shenzhen è in calo del 3,51%. A Taiwan le Borse chiudono perdendo il 2,64%. Per il timore dell’epidemia da Covid-19, crolla anche la Borsa auastraliana: giù oltre il 7%, il giorno peggiore della crisi finanziaria dal 2008. In questo clima d’incertezza, gli investitori puntano sui cosiddetti “beni rifugio“. Come l’oro, che sfonda quota 1.700 dollari l’oncia, portandosi ai massimi dal 2012.