Le mani della camorra sui ristoranti romani: 13 arresti nel clan Moccia

Tra i destinatari della misura figurano anche Angelo e Luigi Moccia, capi dell'omonimo clan camorristico napoletano. Coldiretti: "La malavita è arrivata a controllare cinquemila locali"

© Arma dei Carabinieri

I Carabinieri del comando provinciale di Roma e dei comandi competenti, nelle province di Roma e Napoli, hanno effettuato stamattina 13 arresti. Gli indagati devono rispondere a vario titolo di estorsione, fittizia intestazione di beni (reati aggravati dal metodo mafioso) ed esercizio abusivo del credito.

Clan Moccia

Due dei soggetti sono già noti alle forze dell’ordine. Tra i destinatari della misura, infatti, figurano Angelo e Luigi Moccia, capi dell’omonimo clan camorristico. Fatta luce sugli interessi economici del clan, che gestiva attività commerciali a Roma, estorceva e reinvestiva in immobili e auto di lusso.

Le indagini sono partite nel 2017 subito dopo la scarcerazione di Angelo Moccia. Gli accertamenti avrebbero consentito di accertare che i clan gestivano attraverso dei prestanome diverse attività commerciali a Roma, riciclando i capitali illeciti in investimenti immobiliari e in macchine di lusso – sempre intestate ad altri soggetti – e estorcendo denaro con metodi mafiosi a chi non rispettava le regole.

Clan Moccia

Il clan Moccia è il più antico e potente sodalizio camorristico operante nella bassa Liburia, in particolare nei comuni di Afragola, Casoria, Arzano, Caivano, e limitrofi, situati a nord e nord-est di Napoli. Fondatore fu Gennaro Moccia, ucciso in un attentato camorristico nell’aprile 1974, probabilmente da un gruppo di sicari al soldo dei rivali dei Moccia, ossia i clan Giugliano e Magliulo, all’epoca impegnati in una faida proprio con i Moccia i quali, in seguito, spodestarono ambedue le cosche rivali, racchiudendo così, negli anni a seguire, Afragola e i comuni limitrofi nella propria grande orbita.

Il vuoto lasciato da Gennaro Moccia è stato poi colmato da sua moglie, Anna Mazza, prima donna in Italia ad aver subìto procedimenti penali per reati di mafia.

Un importante colpo al clan era stato sferrato nel maggio del 2019 quando i carabinieri avevano arrestato il boss latitante Giuseppe Monfregola, classe 1988, reggente del gruppo malavitoso ‘167 di Arzano’ e legato ai Moccia.

L’appello Coldiretti: la camorra controlla 5mila ristoranti

“La malavita è arrivata a controllare cinquemila locali tra ristoranti, pizzerie e bar con l’agroalimentare che è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della criminalità che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone”. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’operazione dei Carabinieri di oggi.

“Le infiltrazioni della camorra sono particolarmente preoccupanti in questo momento in cui – sottolinea la Coldiretti ripresa da Ansa – la ristorazione per l’emergenza Coronavirus rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa degli italiani”.

“La criminalità organizzata – precisa la Coldiretti – approfittando delle difficoltà penetra in modo massiccio e capillare nell’economia legale ricattando con l’usura o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all’estero“.

“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare” afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

“In questo contesto – conclude – è importante che il bonus ai ristoranti che utilizzano prodotti 100% Made in Italy sia ben indirizzato per salvare dal rischio usura le strutture e sostenere l’intera filiera agroalimentare nazionale dal campi alla tavola”.