Cambogia: è morto l’ex capo torturatore dei Khmer Rossi. Ecco la sua storia

Aveva servito come capo della famigerata prigione di Tuol Sleng ed era stato successivamente condannato per crimini contro l'umanità

Kaing Guek Eav detto Duch a processo nel 2009

L’ex capo degli interrogatori e massimo torturatore per il regime genocida dei Khmer Rossi in Cambogia è morto ieri in ospedale della capitale Phnom Penh. Kaing Guek Eav, meglio conosciuto con il suo alias Duch, aveva 77 anni. Duch era entrato e uscito dall’ospedale per anni e aveva “un grave problema polmonare”, ha detto una fonte.

Aveva servito come capo della famigerata prigione di Tuol Sleng ed era stato successivamente condannato per crimini contro l’umanità da un tribunale per crimini di guerra sostenuto dalle Nazioni Unite per il suo ruolo nei ‘Campi della morte’ del regime.

Duch

Nato nel 1942, l’ex insegnante di matematica divenne il principale torturatore dei Khmer rossi quando il regime ultra-maoista era al potere dal 1975 al 1979. Duch ha supervisionato le torture e le confessioni di migliaia di uomini, donne e bambini nell’ex scuola Tuol Sleng di Phnom Penh, mandando a morte circa 15.000 persone.

È stato il primo membro dei Khmer rossi ad affrontare il giudizio davanti a un tribunale per crimini di guerra in Cambogia, ed è stato mandato a vivere i suoi giorni rimanenti nella prigione di Kandal dopo che un appello ha esteso la sua condanna originale all’ergastolo nel 2012.

Nel 2014 due leader dei khmer rossi, Nuon Chea e Khieu Samphan, sono stati condannati da un tribunale sostenuto dalle Nazioni Unite al carcere a vita, essendo stati ritenuti colpevoli di crimini contro l’umanità e responsabili della morte di circa 1,6 milioni di cambogiani ai tempi del genocidio, cioè dal 1975 al 1979. Nel 2018, lo stesso tribunale li ha condannati per la prima volta anche per il reato di genocidio.

Khmer Rossi

I khmer rossi erano i seguaci, riuniti in milizia, del Partito Comunista di Kampuchea, attivi dal 1960 al 1999 in Cambogia. L’organizzazione è famigerata soprattutto per aver orchestrato il genocidio cambogiano. I suoi tentativi di riforma agraria portarono ad una diffusa carestia, mentre l’insistenza sull’assoluta autosufficienza, anche nella fornitura di medicinali, determinò la morte di migliaia di persone a causa di malattie curabili come la malaria.

In particolare fu spietato l’accanimento contro gli abitanti della capitale, che il nuovo regime svuotò completamente, e contro i presunti “intellettuali” (portare gli occhiali era sufficiente per essere eliminati), nonché la distruzione dei nuclei familiari con la separazione tra uomini e donne e l’educazione dei bambini alla delazione a danno degli stessi genitori.

Le esecuzioni arbitrarie e le torture eseguite contro elementi sovversivi (accusa per la quale bastava essersi lamentati per la mancanza di cibo o avere omesso di partecipare a una qualche riunione di condizionamento ideologico) sono stati considerati come esempio di genocidio. Complessivamente, furono massacrati dai khmer rossi 1,6 milioni di Cambogiani, equivalenti a quasi un quarto dell’intera popolazione.