Narcisismo: perché può essere pericoloso

Secondo il mito greco Narciso, figlio della ninfa Liriope e del dio fluviale Cefiso, era un giovane avvenente e crudele che, dopo aver respinto tutte le sue pretendenti, s'innamorò della propria immagine riflessa in uno stagno e morì annegato. Nel linguaggio comune, il nome del semidio ellenico viene usato per definire chiunque abbia un culto innaturale o patologico della propria persona. 

Amare se stessi

Pensate ai pomeriggi in palestra, alla lunga sfilata di corpi davanti agli specchi fra un esercizio e l'altro. Sguardi attenti a cogliere ogni imperfezione, nel look, nell'acconciatura dei capelli. Ogni tanto una maglietta viene sollevata con indifferenza, per verificare i propri progressi muscolari: la “tartaruga” sugli addominali, la vena gonfia che sovrasta il bicipite, la curvatura dei pettorali e così via. Minuti che diventano ore a osservare il proprio corpo, come se la vita si riducesse all'apparenza: essere belli a ogni costo. “La vanità è decisamente il mio peccato preferito” scandisce Al Pacino nei panni di Satana (alias John Milton) ne “L'avvocato del diavolo“. Ed è vero. L'autoidolatria ci fa sentire invincibili, fa balenare nella nostra mente il sogno dell'immortalità. E quando l'uomo perde coscienza dei suoi limiti non ha più remore nel commettere il male, nei confronti del prossimo ma anche si se stesso. 

La forma non patologica

Da tempo il fenomeno del narcisismo è oggetto di studi. Il primo a occuparsene, manco a dirlo, fu Sigmund Freud che vi dedicò numerose pubblicazioni. In generale ne esistono due forme: patologica e non patologica. La seconda ha a che fare – per la professoressa Susan Kolod del “William Alanson White Institute” – con l'autostima, “sebbene non si tratti della stessa cosa”. Riguarda il piacere nell'osservare le proprie qualità e la propria bellezza; l'apprezzamento per un lavoro ben fatto o per la brillantezza della propria mente. Il fenomeno è comune nei bambini dopo i due anni, quando si sviluppa una sorta di egocentrismo che, nel linguaggio, si manifesta nell'uso di termini autoreferenziali come “io”, “mio”, “no” ecc. Questa fase, normalmente, si supera col passare del tempo. Il bambino imparerà, progressivamente, ad accettare i bisogni degli altri, anche quando non coincidono con i suoi. Non mancano i cortocircuiti (dovuti per lo più a distorsioni di natura familiare) che porteranno il soggetto a non sviluppare un sano amore di sé.  

La malattia 

La forma patologica si esaurisce nel disturbo narcisistico di personalità. Si tratta di una vera e propria malattia caratterizzata da egocentrismo patologico, incapacità di provare empatia nei confronti degli altri e bisogno di percepire ammirazione. Il soggetto, fra le altre cose, da a se stesso una eccessiva importanza (esaltando, ad esempio, i risultati conseguiti), è spesso assorbito da fantasie di potere, successo fascino e bellezza, crede di essere speciale, unico, ha una irragionevole aspettativa su trattamenti di favore da ricevere, sfrutta i rapporti personali per conseguirne un vantaggio, prova sovente sentimenti di invidia, mostra atteggiamenti arroganti o presuntuosi. Un ulteriore segno diagnostico è rappresentato dall'abuso di sostanze: il ricorso ad alcol, tabacco e cocaina può avvenire nell'ambito di un, vano, tentativo di auto-terapia. La depressione è dietro l'angolo: il soggetto può svilupparla quando prende coscienza dell'impossibilità di veder soddisfatte le proprie aspettative. La cura consiste nel trattamento psicoterapeutico, eventualmente associata all'assunzione di psicofarmaci. La malattia, ha spiegato a Sanità Informazione lo psicoterapeuta Domenico De Berardis – specializzato nel trattare disturbi borderline di personalità – “può essere di tipo benigno, quindi palesarsi solo in alcune fasi della vita per poi addormentarsi” o di tipo “maligno”. Il narcisista, in questo caso, diventa un “manipolatore perverso” che riesce a plasmare, raggirandoli, gli altri. Se la strategia non funziona e la persona non soddisfa le aspettative il narcisista se ne disfa, potendo, secondo l'esperto, arrivare addirittura a ucciderle. “Per il narcisista maligno qualsiasi cosa sfugga al suo controllo ossessivo, diventa una sfida – ha aggiunto De Berardis -. Per esempio, se un narcisista uomo viene lasciato da una donna può diventare molto aggressivo sia verbalmente che fisicamente”. La terapia è fondamentale, anche se, ha sottolineato,”il narcisismo maligno, ad uno stato molto avanzato, purtroppo non sempre regredisce“.