Dieci consigli per proteggere la pelle dal sole

Il sole non è nemico della nostra pelle, anzi può essere un nostro alleato e, se ci si espone alla luce dei suo raggi in modo corretto, può essere un vero e proprio toccasana per il nostro organismo. A spiegarlo, in un'intervista a In Terris è il professor Aldo Morrone, medico dermatologo, direttore scientifico dell'Istituto San Gallicano di Roma, già direttore dal 2016 del dipartimento di Dermatologia Clinica e Responsabile del servizio Salute Globale e Dermatologia Internazionale dell'Istituto San Gallicano; esperto nelle patologie tropicali e malattie della povertà, negli ultimi 30 anni si è occupato di medicina transculturale, contribuendo a far sì che la salute dei migranti e delle fasce a rischio di emarginazione sociale non venissero trascurate dalle istituzioni. 

Come volontario ha svolto numerose missioni umanitarie internazionali in India, in Etiopia dove ha aperto alcuni ospedali, ma anche in Medio Oriente e in Sud America. Nel 2008 ha fondato, a Roma, l'Istituto Nazionale per i Migranti e il contrasto alla Povertà (Inmp). Per alcuni anni, inoltre, ha diretto un team di medici a Lampedusa, meta di approdo di molti migranti. Svolge la sua opera di volontariato negli ambulatori di strada e in quello a San Pietro (sotto il Colonnato del Bernini), voluti da Papa Francesco e realizzati dall'Elimosineria apostolica guidata dal cardinale Konrad Krajeski. 

Estate è comunemente sinonimo di mare e sole. Cosa dobbiamo fare per prenderci cura in maniera adeguata della nostra pelle?
“Intanto, esporsi al sole in maniera intelligente fa bene al corpo e allo spirito. Ha un effetto antidepressivo, distrugge una serie di batteri che vivono sulla nostra pelle, ha la capacità di trasformare la provitamina D in vitamina D e quindi aiuta a proteggere lo sviluppo osseo. Il sole ha tutta una serie di effetti positivi, tra cui quello di stimolare la produzione di endorfine motivo per cui prendere il sole ci fa star bene. Senza non potremmo vivere, noi dobbiamo la vita al sole. Ovviamente l'esposizione solare deve essere fatta in maniera intelligente e sarebbe opportuno seguire alcuni consigli affinché abbia solo effetti postivi”. 

Però c'è chi considera esporsi al sole molto dannoso per la pelle, è così?
“No, è dannoso solo se si seguono pratiche poco corrette. Bisognerebbe evitare le ore centrali della giornata, dalle 11 alle 16, perché c'è uno sviluppo dei raggi solari perpendicolari e quindi ci si può facilmente ritrovare con un eritema, ossia un'infiammazione della pelle, quella che comunemente viene chiamata 'scottatura'; normalmente dovremmo esporci al sole in maniera diretta non più di 20-30 minuti al giorno: quelle persone che passano da una situazione di vivere in posti chiusi e poi si espongo al sole per ore in pochi giorni, è chiaro che si produce un danno solare notevole, che non è immediato ma che si vedrà in futuro. Ci sono molti consigli, ovviamente utilizzare una crema schermante per proteggere la pelle, evitare la sovraesposizione e, poi, non si dovrebbe mai stare molto tempo stesi al sole, ma scegliere di camminare, magari con i piedi nell'acqua per favorire anche la circolazione. Il sole migliore è quello della mattina e quello poco prima del trmonto”. 

Prendere il sole, come prima ci diceva lei, favorisce anche la produzione di vitamina D. Ma questo processo può essere ostacolato se usiamo delle creme protettetive?
“No, assolutamente. Le creme schermanti aiutano per evitare la comparsa di eritemi, ma non bloccano l'assorbimento dei raggi ultravioletti che possono trasformare la provitamina D in vitamina D. In questo senso non 'è alcun rischio”.

Negli ultimi anni avere un'abbronzatura perfetta è diventato uno status sociale?
“Tenga presente che l'abbronzatura è una moda del tutto recente, le persone di classe sociale elevata dovevano avere una pelle diafana, molto chiara; i poveri avevano la pelle scura perché svolgevano un lavoro di basso livello sociale al sole, come i contadini e i marinai. Molto tardivamente si è sviluppata questa logica per cui una pelle abbronzata fa più ruolo sociale di una pelle molto bianca. In passata addirittura si usavano delle creme o delle polveri a basedi piombo che evitavano l'assorbimento dei raggi solari, sostanze tossiche che poi sono state bandite. La pelle diafana era una caratteristica delle classi sominanti, quella abbronzata era tipica delle classi più povere”

Non utilizzare protezioni solari adeguate potrebbe far sì che la nostra pelle si bruci. Per chi si trova in città, e quindi è più esposto a smog e inquinamento, i danni alla cute possono essere amplificati?
“Certamente, smog e inquinamento possono amplificare i danni alla pelle, così come il fumo contribuisce all'invecchiamento della pelle. Il fumo di sigarette e il danno da inquinamento non provocano solo un danno a livello polmononare, e quindi all'apparato respiratorio. La pelle raggrinzita, molto secca è tipica di chi è stato molto al sole, ovviamente per motivi di lavoro, e in questi soggetti ci può essere il rischio, in seguito alle scottature, della formazione del cancro della pelle, in particolare il carcinoma vasocellulare e il carcinoma spinocellulare. La differenza è che il primo può produrre meno metastasi rispetto al secondo. E' quindi ovvio che bisogna poroteggersi, sia chi ha la pelle chiara sia chi ha la pelle più scura. Sono i cosiddetti fototipi che appartengono a due grandi estremi: quello che si scotta sempre e non si abbronza mai, e quello che non si brucia mai ma si abbronza. Tenga presente che anche i soggetti di pelle scura può scottarsi. Diverso è il discorso per il melanoma che è un tumore molto grave e pericoloso che non dipende dall'esposizione solare, ma da una predisposizione genetica”. 

Ci sono, e si sì quali, degli alimenti che contribuiscono ad aumentare la nostra resistenza al sole?
“La verdura e tutta la frutta fresca, noi diciamo quella colorata, perché contengono sostanze che favoriscono lo sviluppo della melanina. Angurie, pesche, fragole, ciliege e peperoni possono essere utili da uesto punto di vista”. 

Negli ultimi giorni è salita alla ribalta delle cronache una folle “moda” diffusa soprattutto fra i giovani. Farsi bruciare la pelle dal sole al fine di lasciare un segno, come una sorta di tatuaggio. Con questa pratica a quali rischi si può andare incontro?
“I rischi sono tutti quelli legati alle ustioni. Nel clima mediterraneo e nelle latitudini dove il sole in genere ha dei raggi molto laterali e non perpendicolari, per soggetti che sono stati affetti da ustioni, soprattutto quelle che sono state guarite per seconda intenzione e cioè non hanno subito trapianti di cute, il rischio è che nell'area interessata le cellule perdano la loro memoria e si riproducano in maniera errata e possono andare incontro a carcinomi. Uno dei problemi più importanti, rispetto al passato quando davamo indicazione su quante ore o minuti esporsi al sole, è quello di evitare le ustioni. Il sole ha questo effetto dannoso per sommazione, coloro che hanno subito tante ustioni hanno una maggiore probabilità di andare incontro a una traformazione carcinomatosa. Bisognerebbe convincere le persone del rischio e del periolo molto elevato delle ustioni”. 

Può darci dei consigli per proteggere la nostra pelle e far sì che l'esposizione al sole non diventi una minaccia per la nostra salute ma un'alleato?
“Intanto, esporsi al sole a piccole dosi; applicare sempre una crema solare; proteggersi gli occhi e la testa; evitare di scottarsi; scegliere un fattore di protezione almeno medio; bere molta acqua; camminare molto; fare un bagno di pulizia una volta tornati a casa e utilizzare una crema idrantante; mangiare frutta e verdura 'gialla' o 'arancione'”.