“CHIKUNGUNYA? RISCHIAMO MALATTIE PIU’ PERICOLOSE”

La Chikungunya non deve preoccupare. Gli allarmi lanciati finora rispetto a questa febbre sono eccessivi rispetto alla sua entità. Ma va comunque tenuta alta la guardia, perché i cambiamenti climatici e la tropicalizzazione dell’Italia sono forieri di malattie nuove e ben più minacciose della Chikungunya. A dirlo è il prof. Giuseppe Visco, virologo clinico, già primario di Malattie Infettive dell'ospedale romano “Spallanzani”.

È balzato agli onori delle cronache nell’ultimo periodo il caso di questa malattia virale, che solo nel Lazio ha colpito finora oltre sessanta persone. Essa è caratterizzata da febbre e lancinanti dolori articolari, tali da limitare i movimenti dei pazienti (di qui il nome chikungunya, che nella lingua africana swahili significa “ciò che curva” o “contorce”).

Contorta è anche la polemica politica scaturita dalla diffusione di questo virus. Pinuccia Montanari, assessore all’Ambiente di Roma Capitale, ha tenuto a sottolineare che “il focolaio non è a Roma ma ad Anzio”, respingendo così le accuse di ritardi e omissioni da parte dell’amministrazione capitolina negli interventi di disinfestazione.

Bonifiche estemporanee che, secondo Visco, sono un intervento minimo rispetto a ciò che servirebbe per arginare la propagazione di nuove epidemie. In Terris lo ha intervistato.

Prof. Visco, come si è diffusa in Italia la Chikungunya?
Si tratta di un virus che è portato dalle zanzare. Fino a pochi mesi fa era inesistente in Italia e in Europa, era presente soltanto in America e in alcune zone dell’Asia. Qualche mese fa sono stati registrati i primi casi in Spagna ed ora anche in Italia. Si trasmette attraverso la puntura di zanzare che oggi, a differenza del passato, riescono ad adattarsi al nostro clima.

Dobbiamo temerla?
È una forma simil-influenzale, una malattia abbastanza benigna che nella stragrande maggioranza dei casi guarisce da sola, dunque non deve spaventare. Secondo me è un po’ eccessivo l’allarme che si è diffuso nella popolazione.

Si sono registrati decessi?
Che io sappia in Italia non ci sono stati morti, mentre alcuni decessi sono avvenuti in America del Sud, per complicanze batteriche.

Complicanze potrebbero insorgere anche tra i contagiati italiani? Quanto è alto il rischio?
Per avere una risposta esaustiva, bisognerebbe approfondire i casi del Sud America, che sono comunque molto rari. Ma va detto che le probabilità di complicazioni sono le stesse che si hanno con una semplice influenza: può subentrare la setticemia, che colpisce soprattutto anziani o persone con sistema immunitario compromesso.

Si è rivolto a lei qualche paziente che sospetta di avere questa malattia?
No, nessun caso sospetto. Ma gente spaventata dalle notizie della stampa sì, è venuta per chiedermi informazioni.

Deve avere qualche timore in più chi ha bambini piccoli, neonati?
Direi di no. Ripeto: è una forma simil-influenzale.

Si può trasmettere con contagio diretto da uomo a uomo?
Assolutamente no. Il contagio avviene solo attraverso la puntura di zanzare di genere Anopheles.

Dieci anni fa ci furono altri casi in Romagna. Come fu debellata la malattia?
Erano casi importati. La malattia passò da sola perché non c’erano zanzare che facessero da veicolo.

Come giudica la campagna di deterrenza che le autorità hanno intrapreso oggi?
Non credo che la questione ruoti intorno al tema delle disinfestazioni. In Italia da sempre sono avvenute opere di bonifica, forse un po’ “alla buona”, ma comunque sufficienti per debellare le zanzare, comprese quelle che trasmettono la Chikungunya. Il problema è più ampio rispetto alle piccole polemiche di questi giorni tra Comuni.

A cosa si riferisce?
Al disastro ambientale che sta avvenendo in tutto il mondo. Il clima sta cambiando, si assiste a una progressiva tropicalizzazione dell’Italia: in futuro dovremo confrontarci sempre più stesso con nuovi virus provenienti da altre aree geografiche. Non deve preoccupare la Chikungunya, bensì altre malattie infettive trasmesse da zanzare di origine tropicale.

Un esempio?
Penso alla malaria. Il recente caso della morte della bambina di Trento dimostra come le zanzare che trasmettono il batterio siano state importate in Italia attraverso gli aerei. Una ventina d’anni fa avvenne un caso simile, un contagio di malaria tramite una zanzara arrivata “clandestinamente” con qualche volo di linea.

Altre epidemie possibili?
In futuro bisognerà stare attenti anche al virus Zika, di cui si è tanto parlato sui giornali nei mesi scorsi.

Cosa bisognerebbe fare?
È una domanda che dovrebbe rivolgere ai governanti. Anzitutto va presa coscienza del fatto che il cambiamento climatico esiste e che bisogna intervenire per limitarne le conseguenze. La propagazione di epidemie è soltanto una di queste.