Cambiano i fondi sanitari integrativi

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Non credo sia chiaro a tutti che il Movimento 5 stelle non ha perso tempo per introdurre l'aiutino ai fondi sanitari integrativi”, denuncia Rosaria Iardino, presidente della Fondazione The Bridge. I fondi sanitari integrativi sono una realtà che opera per oltre 12 milioni di persone, nascono da una contrattazione nazionale che dura da anni, possono giocare un ruolo importante nel ridisegnare il welfare sanitario e sociale del prossimo futuro, evidenzia il portale Quotidiano Sanità”, quindi “non è utile contrapporli al Servizio sanitario nazionale (Ssn) quanto piuttosto interrogarsi sul ruolo da attribuire alle forme di assistenza sanitaria integrativa affinché possano più efficacemente supportare/colmare le aree di “debolezza” della sanità pubblica”. Un’indagine dell’Istituto Sant’Anna di Pisa ha messo in luce come, a seconda della provenienza geografica, dello status occupazionale, dello stato di salute e del livello di fiducia nel servizio sanitario regionale, gli Italiani utilizzino o meno le strutture pubbliche o forme di assistenza sanitaria integrativa.

L’investimento nell’assistenza

Complessivamente, gli italiani “vedono positivamente il ricorso a forme di assistenza sanitaria integrativa per la copertura della spesa e contestualmente tendono a preferire, per rispondere ai propri bisogni, l’offerta sanitaria pubblica, a cui non sono disposti a rinunciare.” Particolarmente serio, osserva il portale Quotidiano Sanità, è il problema dei 3.200.000 cittadini non autosufficienti, di cui 1.400.00 a carico delle famiglie, a casa. L’Italia investe poco per la non autosufficienza. Da una ricerca della Bocconi emerge che la Germania per 81 milioni di abitanti impegna per la non autosufficienza 75 miliardi di euro, il Regno Unito per 60 milioni di abitanti impegna 60 miliardi di euro, la Francia per 64 milioni di abitanti impegna 55 miliardi e l’Italia per 61 milioni di abitanti 33 miliardi di spesa pubblica. Se a questi valori si aggiunge la spesa privata la Germania sale ad 81 miliardi di euro, la Francia a 78, il Regno Unito a 73 e l’Italia a 36.I pilastri della non autosufficienza, ricostruisce evidenzia il portale Quotidiano Sanità, l’assistenza domiciliare integrata, le residenze assistenziali per anziani e l’indennità di accompagno (13 miliardi di euro) ai quali si aggiungono i provvedimenti legislativi, dalle pensioni di invalidità alla legge 104.

“Ssn tagliato in due”

“L'operazione è contenuta nell'articolo 14 del decreto Crescita sotto forma di sgravio aggiungendo l'aggettivo “assistenziale” (soppresso due anni fa con il Codice del Terzo settore del 2017 dal comma 3 dell'articolo 148 del Testo unico delle imposte sui redditi del 1986) nella lista delle tipologie di associazioni che non vanno considerate di natura commerciale (quelle religiose, politiche, sindacali e di categoria, culturali e sportive)”, prosegue Rosaria Iardino, presidente della Fondazione The Bridge, al centro della cui attività ci sono lo sviluppo di progetti di intervento in ambito sociale e sanitario e l’attività di ricerca clinica e sociale. Ma anche il supporto alle strutture sanitarie con risorse professionali aggiuntive, la consulenza ai decisori e la promozione di politiche sostenibili e universaliste in tema di salute, grazie a partnership a livello nazionale e internazionale e allo sviluppo di una corretta relazione tra soci privati e del privato sociale. “Una decisione in materia fiscale che impatta sul Servizio sanitario nazionale ma che è stata presa direttamente dagli uffici del ministero dell'Economia e delle Finanze nel silenzio assenso del Ministero della Sanità. Per dirla facile – sottolinea Iardino – il servizio sanitario nazionale viene tagliato di ben due miliardi di euro mentre le assicurazioni private ricevono un ulteriore aiuto. Erano queste le promesse dei 5s in campagna elettorale? Questa ulteriore presa in giro ci indigna più delle altre perché ricade sulla salute dei cittadini che pagano le tasse in nome di un sistema sanitario nazionale ormai ridotto ai minimi termini”.