Accadeva oggi: il Titanic salpava, cosa resta di quel sogno naufragato

Antonio Caprarica, giornalista ed esperto della Royal family, racconta ad interris.it la Gran Bretagna di ieri e di oggi

108 anni fa salpava dal porto di Southampton, Inghilterra, il Titanic: era i 10 aprile 1912.

Quella nave ha rappresentato un sogno e una speranza che guardava al futuro. Cosa rimane oggi di quello spirito?

“In questi giorni c’è lo stesso spirito di angoscia che colse il mondo alla notizia dell’affondamento del Titanic, perché quella nave era davvero la metafora di quel tempo, ma anche del nostro tempo. Il Titanic era stato battezzato ed aveva cominciato il suo viaggio come la nave inaffondabile, il trionfo assoluto della tecnica e della scienza umana, ma è bastato un pezzo di ghiaccio a distruggere questo sogno che si è purtroppo realizzato solamente due anni dopo. La drammaticità della sua storia è stata foriera della tragedia planetaria che fu la prima guerra mondiale. Quel viaggio del Titanic di circa cento anni fa ci ricorda la condizione che viviamo in questi giorni. Anche questa volta, nonostante fossimo stati così convinti di riuscire ad essere i padroni dell’universo, ci siamo sbagliati. La scienza e la tecnica umana si sono spinte così tanto avanti che ci siamo convinti di essere dotati di attributi dell’onnipotenza e dell’eternità, ma non è così. Siamo una piccola cosa che perfino l’infinitamente piccolo può mettere in ginocchio. Questo nulla, a noi invisibile, è riuscito a paralizzare il mondo come mai niente era riuscito fino ad oggi, riuscendo a tenere chiuso e prigioniero in casa più della metà del genere umano. Ecco che la spaventosa perdita di vite umane sul Titanic ci riporta alla spaventosa perdita di vite umane che stiamo subendo in questi giorni, noi in Italia per primi, e ci ricorda sempre che non dovremmo mai perdere di vista i limiti della nostra specie”.

Oggi la Gran Bretagna, come il resto del mondo, si trova ad affrontare l’emergenza coronavirus. La Regina Elisabetta, a 93 anni (94 il prossimo 21 aprile), ha voluto parlare al suo popolo, un evento raro e di straordinaria importanza. Quale è stato l’impatto che ha avuto?

“La regina ha fatto quattro importantissimi discorsi televisivi come sovrana: un discorso alla nazione per la prima guerra del Golfo, un discoro per la morte di Diana, un discorso in occasione della morte della regina madre ed il quarto in occasione del sessantesimo anno di regno, il giubileo di diamante. Questa quindi è la quinta volta che si rivolge al paese tramite la Tv, al di fuori del rituale discorso natalizio di auguri. Il suo discorsetto radiofonico del 1940, quando aveva appena quattordici anni, fatto insieme alla sorella Margaret che ne aveva quattro di meno, fu una chiacchierata radiofonica rivolta ai bambini inglesi che venivano evacuati al nord dell’Inghilterra per sottrarli al rischio delle bombe tedesche che cadevano su Londra. Oggi a parte un piccolo gruppo sparuto di fanatici repubblicani, non c’è dubbio che ormai la stragrande maggioranza degli inglesi abbia una sorta di venerazione nei confronti di questa donna che siede forte e determinata sul trono dal 1952, sono 68 anni di regno e 94 di vita il prossimo 21 aprile. Elisabetta non è la nonna della nazione, è la matriarca. Gli inglesi la vedono come un simbolo di forza e di resistenza, di determinazione e di appuntamento con il futuro”.

La Regine Elisabetta è il leader mondiale più longevo della storia e in quanto tale ha attraversato tante pagine della storia contemporanea… Tra Brexit e coronavirus, ancora una prova per la Corona?

“Il periodo che sta vivendo l’Inghilterra è tremendamente confuso e sicuramente la malattia di Boris Jhonson è in qualche modo il simbolo della sconfitta delle politiche che ha condotto avanti fino ad oggi. Ha sottovalutato questa pandemia, arrivando a dire “beh pazienza perderete molti dei vostri cari” ed è finito anche lui vittima ammalato del virus. Le sue politiche sulla Brexit rischiano di essere colpite anche loro dalla nemesi perché devono uscire dall’Europa entro il 31 dicembre 2020, ma sembra piuttosto incerta come cosa a questo punto perché i trattati con l’Europa che promuovono il nuovo stato commerciale non sono nemmeno cominciati e non c’è molto tempo. Il primo ministro ha tempo solo fino al 30 giugno per chiedere una dilazione ulteriore e si trova di fronte ad una strettoia. Se chiede la dilazione viene meno al suo impegno di abbandonare l’Europa entro il 31 dicembre se invece non chiede la dilazione ha una hard Brexit e corre il rischio di stendere davvero a tappeto l’Inghilterra perché il pil inglese, che sarà già duramente colpito dalla pandemia, addirittura si stima fino al 10/15%, ci si aggiunge anche la perdita del pil determinata da una brexit senza accordo e il risultato potrebbe essere davvero catastrofico”.

Cosa può fare la regina in questo caso?

“In questo momento la regina non è che possa prendere il posto del primo ministro o del governo, o di dirigenti politici. La regina ha assolutamente un ruolo di super partes e questo fa parte anche della sua autorevolezza e dell’autorità morale che ha rispetto al resto della nazione. Non può dare indicazioni ma può dire agli inglesi ‘io sono qui e sebbene non possa intervenire nella politica e nelle scelte del governo, la costituzione mi assegna il compito di avere un colloquio settimanale con il primo ministro e di essere informata, di avvertire, di ammonire’. Questi sono i poteri che la costituzione britannica assegna e riconosce al sovrano ed Elisabetta, che ha certamente più esperienza di qualsiasi altro sovrano, vista la durata del suo regno, in qualche modo con la sua presenza conferma agli Inglesi che ha intenzione di esercitare nei loro interessi i poteri che le sono concessi”.

Carlo e Camilla festeggiano 15 anni di matrimonio. La loro relazione è stata un evento che ha cambiato gli equilibri della casa reale degli ultimi anni? Che cosa ha significato per la Corona questo matrimonio?

“Questo evento ha cambiato tantissime cose, io seguì la diretta da Windsor ed era la prima volta che un erede al trono di Inghilterra si sposava nell’ufficio municipale perché, essendo due divorziati, la Chiesa di Inghilterra non poteva celebrare le nozze. Si ricorse. Così, all’escamotage di celebrare le nozze civilmente facendole poi seguire da una benedizione officiata dall’arcivescovo di Canterbury nella cappella di San George a Windsor. Il caso di Carlo rappresentò per la monarchia una sorta di rassegnazione. Elisabetta per prima capì che il tempo e il mondo era cambiato. Tra l’altro con uno dei quattro famosi discorsi, esattamente il secondo che pronunciò cinque giorni dopo la morte di Diana, riuscì a calmare la società inglese, quando disse “questi giorni sono stati ricchi di lezioni per tutti ed io anche ho imparato le mie”. Quelle lezioni le ha imparate così bene da capire che Carlo aveva il diritto di sposare la donna che voleva e dal guardarsi bene, quando è toccato ai nipoti, di mettere becco nelle loro scelte matrimoniali”.