Accadde oggi: nel 1928 usciva il primo cartone di Minnie e Topolino (VIDEO E AUDIO)

Direttamente dal mondo Disney e dalle scene teatrali il ricordo di Roberto Pedicini e Gennaro Momo, con un particolare saluto del simpaticissimo Pippo

Era il 15 maggio 1928 quando per la prima volta i bambini italiani scoprivano Minnie e Topolino, con un puntata speciale che raccontava di ‘un aereo impazzito’. Topolino debutta così insieme alla sua storica compagna d’avventure Minnie, proprio nel cortometraggio animato “L’aereo impazzito” (Plane Crazy), diretto da Walt Disney e Ub Iwerks. Il corto nacque come film muto e gli venne data una proiezione di prova al pubblico di cinema il 15 maggio 1928, ma non riuscì a trovare un distributore.
Nello stesso anno, Disney distribuì il primo cartone animato sonoro di Topolino, Steamboat Willie, che fu un enorme successo. A seguito di questo grande apprezzamento, “L’aereo impazzito” venne distribuito dalla Celebrity Productions come un cartone animato sonoro il 17 marzo 1929.

 

Nel video il primo cortometraggio di Minnie e Topolino “L’aereo impazzito” del 1928

“Io ho sempre immaginato i cartoni animati in un mondo tutto loro, un modo immaginario che non esiste fuori dalla nostra realtà. Non li ho mai raffigurati nella realtà di bambino e neanche io da piccolo, infatti, sono mai riuscito ad immaginarmi nella loro realtà. Nonostante ciò, credo che dai cartoni ogni bambino possa trarre qualche insegnamento perché in fondo ogni racconto ha la sua morale” con queste parole Roberto Pedicini, il grande doppiatore italiano, voce delle più grandi star di Hollywood, racconta ad Interris.it il suo legame con i cartoni animati.

Cosa hanno rappresentato per Roberto Pedicini i cartoni animati?

“Io da piccolo ero un boy scout e leggevo topolino. All’epoca Qui Quo Qua, che sarebbe il parallelismo dei boy scouts, erano delle giovani marmotte e anche loro facevano gli esperimenti, insieme si imparava a fare i nodi, e tante altre piccole cose che possono tutt’ora servire nella vita di tutti i giorni. Il bambino che non conosce e non ha fatto ancora esperienze, può capire il senso dell’avidità guardando la tirchieria di Zio Paperone, può comprendere il senso dell’invidia o della rabbia con Paperino verso Gastone, può comprendere la purezza dell’amore attraverso la romantica storia di Minnie e Topolino piuttosto che da altri personaggi. Insomma, sono tanti gli insegnamenti che si possono trarre dai cartoni animati”.

Com’è lavorare al doppiaggio di una cartone animato?

“Quando vivi i personaggi di un cartone in prima persona, li vivi con la leggerezza con cui vanno vissuti. Io non penso mai ad una morale. Il primo cartone che ho doppiato nella mia vita è stato Jack Marquard nella serie Darkwing duck. Lì lui era un po’ un tontolone ed è stata una serie televisiva molto divertente; i miei colleghi erano tutti molto bravi e anche se io ero già uno abbastanza famoso, perché avevo già doppiato personaggi molto conosciuti, fu alquanto strano per me sentire la mia voce su un cartone animato, una sensazione particolare, come se mi vedessi scollato. Allora mi lasciati trasportare dall’immaginario perché il cartone animato dev’essere proprio un processo imitativo, bisogna essere quanto più simile possibile vocalmente, per riuscire bene”.

In foto Roberto Pedicini, doppiatore

Nell’audio Roberto Pedicini in “Pippo” saluta i bambini e raccomanda di seguire le norme igienico sanitarie per prevenire il contagio del coronavirus

 

Capita di riconoscersi in alcuni personaggi?

“L’attore vive il personaggio nel momento in cui lo fa, quando finisci stacchi e torni nella tua vita altrimenti saresti un dissociato, qualcosa che realmente non sei. Sicuramente è magnifico fare l’attore e lo anche fare il doppiatore perché hai l’opportunità di dimenticarti di te stesso, che secondo me è una cosa fondamentale. Fare l’attore, infatti, vuol dire non lavorare in ego ed essere liberi, perché sei quello che dev’essere il personaggio, con dei ruoli che non vanno mai giudicati, ma che vanno semplicemente vissuti e se il cattivo tira fuori tutta la sua cattiverai, vivi la cattiveria, se è innamorato, vivi l’amore e se è dolce, vivi la dolcezza. Io ho fatto divertire con Jim Carry e ho fatto innamorare con Patrick Swayze ma non sono mancati anche tanti personaggi più cattivi. Insomma ogni personaggio è un mondo a sé che ti permette di viaggiare in un’altra realtà e in una vita che non è la tua, ma che ti viene richiesto di interpretare”.

Roberto Pedicini doppia Gaston in La Bella e la Bestia

🦁 | La Bella e la Bestia, classico Disney del 1991🎙 Roberto Pedicini doppia Gaston! ➡ https://www.accademiadoppiaggio.com/roberto-pedicini-doppia-gaston-in-la-bella-e-la-bestia/

Pubblicato da Roberto Pedicini su Mercoledì 12 febbraio 2020

 

La testimonianza di Gennaro Momo

“Io sono un uomo di spettacolo con propensione alla comicità e questa comicità io l’ho sviluppata da bambino. Crescendo sono passato alla comicità educativa con il grande maestro Franco Franchi, amando in particolare Totò al quale faccio ancora riferimento tanto e che proprio in questo periodo avrei dovuto portare in giro in uno spettacolo sulla sua vita “La giostra dell’amore” che sarebbe debuttato il 28 maggio al teatro San Marco di Trento. Purtroppo la pandemia ha sospeso tutto ma speriamo di ripristinare quanto prima qualche data, soprattutto nell’estate che è ormai alle porte”.

In foto Gennaro Momo, attore e doppiatore

Nell’audio Gennaro Momo ricorda il suo rapporto con i cartoni animati

Cosa hanno lasciato al piccolo Gennaro che è in te i cartoni?

“Il mio imprinting sono stati proprio i cartoons dai quali ero così tanto affascinato da essere richiamato da mia madre che mi diceva di essere sempre troppo davanti la tv, lei credeva che consumasse chissà quanta corrente – ride (ndr) -. Ero un bambino totalmente affascinato dall’incantesimo dei cartoni animati, ma ero  anche un grande fruitore dei fumetti, ne ho raccolti e letti tantissimi. Proprio per questo ho sempre creduto che i cartoni fossero anche un forte stimolo intellettuale perché ti portano a leggere queste avventure, aiutandoti ad allargare le conoscenze, ampliando il modo di percepire la realtà con una certa educazione che i cartoni ti lasciano grazie alla delicatezza che solo loro hanno perché fanno sorridere senza essere violenti, ti portano in un mondo fatato che, per un bambino come me che aveva una forte propensione al divertimento e all’autostima, alzava ancora di più questi stimoli. Io ancora oggi mi emoziono guardando questi cartoni perché si risvegliano in me ricordi ancestrali che mi hanno accompagnato durante la fanciullezza e spero vivamente che anche i bambini che sono venuti dopo me e quelli di oggi, abituati troppo spesso ad altri cartoni, abbiano sempre in fondo all’anima un loro topolino”.