Parte il Baglioni-bis, il Festival parla in musica

Raramente, negli ultimi anni, si era visto un Sanremo aprirsi con tutti i conduttori sul palco. Ci arrivano per secondi, prima entrano i ballerini che incalzano il ritmo sul sound di Voglio andar via, intonata in coro da Baglioni, Bisio e Raffaele in una serata in cui, teoricamente, tutti dovrebbero restare ben incollati al teleschermo piuttosto che andarsene. Da collante, come aveva annunciato il presentatore-cantante aggiunto, lo fa la musica. Tanta, tantissima: 24 canzoni, tutte quelle in gara, più qualche ospitata da pelle d'oca. Funziona tutto? Sì, più o meno. Bisio si scioglie via via e tiene banco giocando coi titoli delle canzoni dell'altro Claudio (definito “sovversivo”) per trattare in modo ironico la polemica sui migranti, Virginia Raffaele “si veste da se stessa”, Baglioni si augura che questo viaggio sarà piacevole da qui a sabato, verso “la meta dell'armonia”. Lo aveva detto, lo ha ripetuto e così ha provato a fare, cercando di spruzzare dosi di ironia e autoironia (simpatico il siparietto che ricalca i tre in stile Famiglia Addams) dove la musica (tanta, lo diciamo ancora, ed è giusto così) lo consente. Apre Renga: chiavi a un veterano che, nonostante la voce impeccabile, non porta uno dei suoi pezzi migliori.

Novità e nuovi volti

Di novità ce n'erano parecchie a Sanremo 2019, alcune belle, altri sono esperimenti che vanno rivisti. Strano ma intrigante il pezzo di Achille Lauro, più vascorossiano che trap: sui social ha diviso, ai critici è piaciuto. Per una volta il trend si inverte. Chi mette d'accordo tutti è Daniele Silvestri con Rancore e la sua Argentovivo, un mix di teatro e musica che porta il cantautore romano ancora una volta a livelli quasi inarrivabili (quando c'è lui) all'Ariston. I cantanti in gara si esibiscono in serie: ci sono gli Zen Circus, con il loro rock che si mischia alla perfezione con l'orchestra; Loredana Berté, che si prende gli applausi; la strana coppia Patty Pravo-Briga, vittima di qualche problema di audio come lo erano stati i primi cantanti (con i social a riportare puntualmente), e via discorrendo, con qualche picco (Motta su tutti, esordiente travestito da veterano e con uno dei migliori brani in gara, ma anche Mahmood, esibitosi per ultimo, e Irama, testo profondo), qualche cosa da riascoltare (Il Volo, anche se i tre danno l'idea di portare qualcosa di già sentito, così come Ultimo, bravo ma con qualche cartuccia in meno dello scorso anno) e qualche lampo di classe pura (Paola Turci, nonostante il pezzo non sia fra i suoi migliori, e Cristicchi, che torna con un'intensa riflessione in musica degna dei tempi migliori).

Emozioni e siparietti

Menzione a parte per gli ospiti: il primo è Bocelli, accolto da un'ovazione e da Baglioni, che prende il microfono per duettare con lui Il mare calmo alla sera. Emozioni, sì, ma niente in confronto a quella che porta con il figlio Matteo: passaggio di testimone e di giacca, la stessa che indossò 25 anni fa su questo palco (“Spero ti porti fortuna ma spero anche che alla fortuna darai una mano con l'impegno”), poi il duetto attesissimo, Fall on me. Intenso, commovente, lui è giovane ma bravissimo e il pezzo farebbe emozionare qualsiasi padre e qualsiasi figlio. Atteso anche il ritorno di Favino, ieri presentatore, oggi co-protagonista di uno sketch in musical con Virginia Raffaele, lui Freddie Mercury, lei Mary Poppins. Bravo ancora una volta l'attore romano, così come Giorgia: 15 minuti scarsi per incantare l'Ariston. A lei ne sarebbero serviti pure di meno. Un medley breve, poi l'immancabile duetto con Baglioni sulle note di Come saprei. C'è spazio anche per il ricordo di Fabrizio Frizzi e del suo ” grande, curioso, bizzarro, ingenuo sorriso”, di cui sarebbe stato il compleanno. Chiude Claudio Santamaria, che improvvisa con i conduttori un Quartetto Cetra 2.0. L'ultimo siparietto (discutibile) prima della full immersion finale anche perché, come spiegato dall'attore romano, “s'era fatta na cetra”. Testuale.