Mannoia-Mengoni, tra ovazioni ed emozioni

Il trio si scioglie, la tensione del debutto è alle spalle e il piccolo calo di ascolti quasi non si vede. Passa in scioltezza la seconda serata all'Ariston del Baglioni-bis, un Sanremo che parla in musica quanto e forse più di quello dello scorso anno. Il livello canoro è più o meno quello e, ora come ora, anche la coppia Bisio-Raffaele sembra aver iniziato a carburare, rivaleggiando con la Favino-Hunziker di un anno fa. L'imitatrice romana sfodera un po' del suo repertorio, assesta qualche colpo di classe come quando decide di “tradurre” simultaneamente in cinese prima, romano verace poi, le indicazioni di Bisio sul sistema di voto. Poi si improvvisa in Habanera della Carmen, si dimentica le parole, ritrova lo spartito ma c'è Passerotto di “Ah Clà”, e allora l'aria del capolavoro di Bizet se la fischietta, L'amour est un oiseau rebelle, con l'immancabile vestito rosso spagnoleggiante. Tutto più liscio, tutto meno condensato, anche perché non c'è l'incombenza di dover ascoltare ventiquattro canzoni, tante e lo sanno anche i “conducenti”, che ci scherzano su nell'ormai canonico siparietto a ritmo di dita schioccate stile Famiglia Addams. Simpatico anche il duo Bisio-Hunziker, insieme 16 anni dopo Zelig.

Ovazioni Mannoia-Mengoni

A proposito di rumoristica, dal nulla arriva lo sketch a suon di pernacchie fra Baglioni e Bisio: il Claudio presentatore dice al Claudio cantante di aver rivisitato i suoi pezzi aggiungendo la punteggiatura “perché per noi è importante anche se in musica non serve”, sottolineata con rumori particolari. E allora, rilette in chiave bisiana Signora Lia e Tu come stai, conduttore e co-conduttore dimostrano di essersi calati meglio nella realtà sanremese, provando a colmare lo spazio dato dalle poche canzoni (12) con qualche dose di ironia-autoironia e con momenti d'alta scuola musicale. Perché la musica c'è sempre, gli ospiti se la cantano di gusto regalando emozioni e regalandosi ovazioni. Lo sa bene Fiorella Mannoia, seconda due anni fa e arrivata a Sanremo per prendersi i meritati applausi: inizia con Il peso del coraggio, poi l'immancabile duetto con Baglioni, Quello che le donne non dicono. Bravissimo anche Mengoni, che attacca con Tom Walker e la hit Hola, per poi tornare intonando L'essenziale, brano che gli valse la vittoria nel 2013, per poi sussurrare Emozioni di Battisti assieme al “dirottatore” che, in questo caso, accompagna per un po' al piano su un palco in penombra che, come dice Menogni, “è sempre… un po' troppo”. Intanto, compare anche Pippo Baudo e, quasi per caso, Baglioni si ritrova sul palco Pio e Amedeo che lo esortano al “tris” candidandosi a fargli da assistenti, per un quarto d'ora di sketch dal sapore satirico. Alla mezzanotte irrompono Cocciante, Di Tonno, Matteucci e Galatone con Bella di Notre Dame de Paris, che emoziona sempre, prima del classico Margherita.

La gara

Già, la gara. Dodici cantanti, Achille Lauro apre e, è il caso di dirlo, spacca. Poi in serie cantano Einar (bella voce ma brano che non ce la fa), Il Volo, bravi loro ma canzone non memorabile; la nuova Arisa di Mi sento bene, nel suo mix un po' stile tormentone; Nek, fuoriclasse assoluto anche con un brano che non è fra i migliori del repertorio; Daniele Silvestri e Rancore, perché Argentovivo è oro puro. Poi davvero un parterre di belle esibizioni: Ex Otago, Ghemon (fra i migliori anche stasera), Loredana Bertè (standing ovation che la fa restare sul palco per un tempo extra), Paola Turci (di classe), Negrita (niente da dimostrare per un po' di sano rock anni 90), Federica Carta e Shade, “che chiude la dozzina” convincendo forse meno di tutti. Domani la seconda schiera e, magari, qualche convinzione in più.